The Project Gutenberg EBook of Igiene dei piaceri secondo le etā, i
temperamenti e le stagioni, by Auguste Debay

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Title: Igiene dei piaceri secondo le etā, i temperamenti e le stagioni

Author: Auguste Debay

Translator: Gianpietro Introzzi

Release Date: August 8, 2005 [EBook #16489]

Language: Italian

Character set encoding: ISO-8859-1

*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IGIENE DEI PIACERI SECONDO ***




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                         CURIOSITĀ FISIOLOGICHE



                          *IGIENE DEI PIACERI*

                                SECONDO

                  LE ETĀ, I TEMPERAMENTI E LE STAGIONI


                                  DI
                              *A. DEBAY*


                         RIDUZIONI DAL FRANCESE
                                  DEL
                         D. Introzzi Gianpietro



                            GIOVANNI GNOCCHI
                             EDITORE MILANO

                                 1886.



                    Bergamo--Stab. Tip. Frat. Bolis.






                            ================

                               CAPITOLO I.

                       *Definizione del piacere.*

                            ================


La vita dell'uomo č un misto di _piaceri_ e di _dolori_. Queste due
sensazioni del pari forti e diametralmente opposte si agitano nell'animo
umano, lottano incessantemente tra loro, e a vicenda si vincono, ma ben
di rado si cancellano. L'uomo portato dalla sua natura ardente, vivace
cerca sempre ed ovunque il piacere, come lo stato nel quale egli meglio
puō gustare la vita, usandone perō moderatamente. E per _piacere_
intendo accennare a qualunque aggradevole sensazione che faccia presa
sui nostri sensi. Cosė chiamerō _piacere_ le ebbrezze voluttuose di
amore, come le dolcezze del riposo. Le gradazioni del piacere pių forte,
pių vivo a quello pių debole sono innumerevoli. Ma tutti non esciranno
mai da questa grande classificazione, cioč _piaceri sensuali_ e _piaceri
morali_. Inutile pure il dire che i generi sono infiniti.

_I piaceri fisici o sensuali_, quantunque pių ricercati, sono quelli che
meno restano impressi, anzi cercano col cessare dell'eccitante che li ha
prodotti. I _piaceri morali_ sono i pių puri, sono quelli che giammai si
cancellano dall'animo.

I diversi generi di piaceri perō sono prodotti da varie cause. Dalla
condizione sociale, dal temperamento nervoso, dall'educazione, dai
climi, dalle stagioni, dall'etā, dal sesso, dallo stato di salute, ecc.
Come ben si puō scorgere a priori un vecchio ottuagenario non ricercherā
i piaceri vivaci e focosi della gioventų. Diversi saranno i piaceri che
si ricercheranno in inverno ed in estate, in cittā ed in campagna. Come
pure diversi sono i piaceri dell'amore da quelli della mensa; quelli
della caccia da quelli del riposo, ecc.

Molto agisce sui piaceri anche il temperamento; infatti lo stesso
piacere farā una pių viva impressione sul temperamento nervoso che sul
linfatico.

La nostra vita č dunque un complesso di piaceri e di dolori.
L'indifferenza che tanti definiscono uno stato intermedio fra il dolore
ed il piacere, raramente si scontra nella vita.

Il piacere puō anche dirsi il possesso dei beni che si desiderano, il
dolore la loro privazione. E siccome tutti nella loro vita desiderano,
cosė tutti potranno andar soggetti alla realizzazione di questi
desiderii o alla loro privazione. E questa asserzione č puramente
pratica. Non č forse un piacere il riposarsi quando si č stanchi? Il
mangiare, il bere quando si ha fame o sete? Anche l'amare ed essere
riamato dal nostro ideale, poter sacrificare a lei tutto perfino la
vita, non č forse una dolce soddisfazione, non č forse un piacere?
Soccorrere l'infelice, consolare l'afflitto, morire per la patria, per
un'anima bella non son forse piaceri? E se questi lo sono, la negazione
di essi non produce dolore nell'animo nostro?

Ora dirō che l'uomo cerca sempre il piacere e sempre fugge il dolore.
Questo non ha bisogno di dimostrazione. Anche i bruti per istinto
cercano la gioia, le sensazioni gradevoli. Eccetto nel caso d'una
perversione di istinto tutti cercheranno il piacevole e fuggiranno
quello che puō loro nuocere.

Non mi si accusi perō di voler fare l'apologia del piacere o del
sensualismo. No; una accusa di tal genere classificherebbe subito chi la
lancia per un'anima poco elevata. Il piacere č anche _morale_, diss'io;
e del resto, anche gustando i _fisici_, sempre perō con riservatezza, č
un bene.

Un uomo che sente dignitā di se stesso non abusa dei piaceri sensuali,
perchč ha anche la cognizione di sapere che, oltrepassato un dato
limite, diventano dannosi. Č forse male gustare l'odore grato d'una
mammola, il delicato sapore d'un frutto maturo? Č forse male amare
onestamente una vaga fanciulla dalla treccia nera e lucente? L'Ente
supremo ci ha largiti questi beni affine di sollevare lo spirito nostro
dalle fatiche del lavoro; non sarebbe forse follia il rifiutarlo?

Uno dei pių dolci incanti della vita č la unione _dei piaceri dei sensi_
al _godimento dello spirito_, perchč ci sollevano come in un mondo
incantato, tutto nuovo per noi. Guai perō a chi si lascia trasportare
dal piacere. Esso non deve mai essere un bisogno, una abitudine, un
vizio! Se lo fosse ci abbasserebbe al livello del bruto, perchč
soffocherebbe in noi qualunque altro lodevole sentimento. Quanti uomini
che, dominati da un piacere sensuale, presentano nella loro fisionomia
analogia coll'animale, cui li assimila la loro inclinazione!....

I piaceri sensuali avviliscono ed annientano l'uomo! Quanti uomini
d'ingegno non si sono per questo completamente abbrutiti. Basterā citare
il romano Antonio. Non avrebbe egli vinto Ottavio se un amore cieco non
lo avesse gettato fra le seducenti braccia della regina Cleopatra!

Da questo capitolo deduciamo dunque la morale seguente: gustiamo i
piaceri leciti con somma prudenza; mai non lasciamoci dominare da essi.
Fuggiamo quei piaceri che, pregiudicando altri, pregiudicherebbero noi
stessi. Non vuotiamo per intiero il calice del piacere; dopo questo
viene l'ebbrezza, la sazietā, il dolore.

Evitiamo dunque gli eccessi, uniformandoci alle nozioni d'igiene che
verranno esposte in questo libro.




                            ================

                              GAPITOLO II.

                   *La giovinezza ed i suoi piaceri*

                            ================



                              PARTE PRIMA.

                         *Adolescenza--Pubertā.*


_Adolescenza e sua igiene_.--Questa bella etā che si rimpiange sempre ha
i suoi piaceri innocenti ed anche giovevoli alla salute. Essi consistono
in giuochi meno o pių rumorosi, come il salto, le corse, la ginnastica,
la danza, il nuoto e qualche volta l'equitazione. Piaceri che, quando
non affaticano di soverchio il fanciullo, sono giovevoli; perchč
irrobustiscono i suoi muscoli; gli allargano il torace, consolidano la
sua salute e lo rendono agile e destro.

Le malattie e le indisposizioni che affliggono questa etā sono le
bronchiti, i mali di gola, le eruzioni cutanee, le emorragie nasali, i
colpi, le cadute, ma principalmente i flussi di ventre e le
indigestioni. Quando le prime cure materne non bastano a guarire il
giovinetto, allora la prudenza esige di chiamare il medico, perchč č
meglio prevenire una malattia che guarirla. Secondo i casi giova
all'ammalato delle bibite emollienti o diluenti.

I mali di corpo e le coliche provengono dalla ghiottoneria propria a
questa etā; dal mangiare cioč in quantitā frutti succosi, dal rodere gli
acerbi.

Sono pure a temere pei fanciulli le indigestioni provocate da
zuccherini, confetti, pasticci, dolci ed altro, perchč queste chicche
sono molto pesanti e indigesti, e bisogna procurare di non guastare lo
stomaco sė da bambini. Quando dopo qualche malattia il fanciullo non si
corregga, bene č d'uopo che i genitori gli facciano una continua
vigilanza, perchč la malattia si rinnoverebbe con somma facilitā.

Non si predicherā mai abbastanza ai bimbi i tristi effetti
dell'ingordigia, massime poi alle giovinette, perchč le chicche tolgono
loro la giovanile avvenenza e la seducente freschezza.

_Pubertā_.--La pubertā č l'etā nella quale una grande rivoluzione
s'opera nel corso della nostra vita, l'etā nella quale il fanciullo
diventa uomo; la ragazza, donna. Questa č l'etā nella quale ci si
schiude davanti un orizzonte dorato; nella quale tutto ci sembra color
di rosa. Č l'epoca dei sogni pių lusinghieri, degli affetti pių vivi; č
l'epoca nella quale la fervida immaginazione ci trasporta, in cui si
fanno mille castelli in aria; castelli che pur troppo si sfasciano al
primo vento glaciale del nord. Eppure si č felici, o per lo meno molti
lo sono, perchč adulti si rimpiange questa fase della vita nella quale
cominciano a far capolino i prodromi di potenti fenomeni organici che la
pubertā non indugia a svolgere. Č l'amore, il quale, a partire da
quest'epoca, domina tirannicamente il nostro essere. E ciō ha voluto
natura per mantenere il suo fine: _la propagazione della specie_.

Innumerevoli sono i piaceri di questa etā perchč č appunto nella pubertā
che lo spirito nostro č avido di novitā, di svaghi, di divertimenti, di
forti impressioni.

Le feste, le gioconde serate, i balli, i concerti, i teatri sono piaceri
che attraggono la gioventų, ed ella vi si slancia con tale ardore al
quale č bene mettere un freno. Infatti essi ponno e _moralmente_ e
_fisicamente_ riuscire dannosi alla gioventų.

_Fisicamente_ potranno nuocere non usando tutte quelle precauzioni che
pur troppo in queste occasioni, nelle quali si č esaltati, non passano
nemmeno per la testa. Infatti il subitaneo passaggio dal caldo al freddo
o viceversa, l'eccitazione cerebrale che si propaga al corpo, le
soppressioni totali o parziali di una esalazione, di una evacuazione
sono cause di affezioni polmonari acute, di irritazioni intestinali, di
dolori addominali, di bronchiti, di reumi, che possono svilupparsi dopo
un po' di tempo od anche istantaneamente.

_Moralmente_ potranno nuocere se il carattere del giovinetto č molto
impressionabile. Č cura dei genitori il preservarlo da questi pericoli.
Non che io dica di privare affatto il giovane da qualsiasi divertimento
suaccennato, dal teatro, per esempio, no. Ma aver cura, se si tratta del
teatro, di sapere a quale produzione assisterā il giovane. Infatti non
resterebbe male impressionato se assistesse ad una produzione nella
quale l'amor coniugale si mette in ridicolo e s'innalza l'adulterio ad
un eletto sacrificio da parte della donna?... Nella quale si passano in
rassegna le turpitudini di qualche scellerato? Allontanatelo dunque da
questi luoghi equivochi, ma perō accompagnatelo lā dove delle produzioni
morali inspireranno nel suo cuore il sentimento del buono, del vero e
del bello.

Inoltre un piacere pericoloso pei giovani č il pubblico ballo,
maggiormente quello di una grande cittā, dove vi si slancia una folla
ardente e vivace, avida di trovare il piacere nell'ebbrezza della danza.

Perō i genitori potranno accompagnarvelo se il desiderio di curiositā
del figlio loro si mantenga come un'idea fissa.

I piaceri che si provano invece frequentando le feste di famiglia ed i
piccoli giuochi di societā sono molto pių innocenti e dovransi accordare
di buon grado perchč sollevano lo spirito giovanile.

Č in queste riunioni che il giovane si reca volentieri perchč sa di
trovare l'oggetto dei suoi pensieri, e i suoi pių rosei sogni giovanili.
La danza per questa etā č un divertimento carissimo, perchč possono far
pompa della loro abilitā ed eleganza, soddisfacendo l'ambizione
nascente, che se si mantiene nei limiti č una leggiera alterazione
dell'amor proprio. A questi convegni intervengono sempre amici di casa,
per cui la decenza e il pudore non hanno nulla a soffrire. Ne risulta
quindi una gaiezza sincera e scevra di qualunque fine secondario.

Inutile d'enumerarsi sono poi tutti i diversi generi di piaceri fisici e
morali. Raccomandiamo alla gioventų i piaceri morali, perchč oltre
all'essere incancellabili, sono di utilitā grandissima agli altri, e
lasciano nell'anima una soddisfazione ed un contento grandissimo. Eccone
un esempio.


                 _Un beneficio č sempre ricompensato._

                               RACCONTO.


Con passo frettoloso e col viso allegro e giulivo un giovane studente
per nome Edmondo Derval si avviava ad un convegno per andare con diversi
suoi amici a fare una scampagnata. Ma fu arrestato durante il suo
cammino da un crocchio di gente che attorniavano un poveretto steso al
suolo. A tal vista Edmondo si avvicinō, e vista la faccia smunta e
macilente di quel giovane infelice domandō alla folla che gli era
accaduto. Č ubbriaco, dicevano gli uni; č uno stratagemma per carpirci
qualche soldo; č colto da apoplessia, dicevano gli altri. Derval lo
esaminō attentamente, e disse indignato a chi osava ingiuriare il
poveretto:

--Largo, signori, concedetegli un po' di aria; quest'uomo č estenuato
dalla fame.

E siccome nessuno lo soccorreva, rivoltosi a tre giovanetti vicini:

--Animo, disse loro, aiutatemi a portare questo disgraziato nella vicina
osteria; gli faremo ingoiare qualcosa.

E seguiti dalla folla che benedicevano quel giovane pietoso, entrarono,
e deposto l'affamato su una banca, Edmondo domandō una tazza di brodo e
un bicchier di vino del pių buono. Appena bevuto un sorso di quel brodo
vivificante, l'infelice aprė gli occhi, sollevō un po' la testa e
compreso cosa eragli accaduto:

--Grazie, disse ad Edmondo con uno sguardo languido, ma espressivo, Dio
ve ne compenserā.--E a lenti sorsi trangugiō il resto della bevanda
ristoratrice. Derval gli fece anche portare un bel pezzo di vitello, e
raccomandato al suo protetto di mangiare lentamente, chiamō l'oste, gli
diede una moneta da 5 lire, dicendogli di pagarsi e di consegnare il
resto a quel povero giovane, e tra i ringraziamenti i pių sinceri uscė.

Intanto l'ora del convegno era trascorsa, ed il borsellino s'era
impicciolito, ma egli lungi dal rimpiangere la gita perduta, tornō a
casa col cuore soddisfatto di avere fatto una buona azione. L'indomani
a' suoi amici, che gli domandavano perchč non era intervenuto a una cosė
bella gita, raccontō il fatto, ed essi lo approvarono dicendo che una
cosė rara soddisfazione valeva meglio che i folli piaceri d'una
scampagnata.

--Ma tu hai dato tutto il tuo gruzzolo al poverello? gli domandō un
amico.

--Sicuro, era l'ultimo pezzo da lire 5 che mi rimaneva, rispose egli.

--Ebbene, noi siamo amici; mancano quattro giorni alla fine del mese,
puoi abbisognare di qualche cosa. La mia borsa non č tanto ben fornita,
ma io la metto a tua disposizione!...

       *       *       *       *       *

Pochi anni dopo, la rivoluzione del 1789 scoppiava. La plebe inferocita
sfogava il suo furore da lungo tempo represso su tutto ciō che le pareva
colpevole. L'aristocrazia fuggiva, il re era prigione, l'esercito
disfatto. Nel decimo giorno circa del furore plebeo un giovane
elegantemente vestito si difendeva a stento dalle ingiurie e pur troppo
dalle busse dei popolani, e certamente non sarebbe uscito di lā colle
proprie gambe se un giovane operaio, fattasi la via a forza di gomiti,
non avesse fatto il largo attorno al nostro eroe con due poderosi pugni.
E presolo per mano gridō: ŦGuai a chi lo tocca! Questi č un amico del
povero, un consolatore degli afflitti; senza di lui io sarei morto di
fameŧ E rivoltosi al giovane, dissegli: ŦVenite, vi condurrō a casa,
questo quartiere non č sicuro per voi!ŧ Quell'operaio era l'affamato
dell'osteria, quel giovane elegante era Edmondo Derval!



                            PARTE SECONDA.

              *I piaceri della giovinezza e loro igiene.*


Qualunque sia il piacere che ci procuriamo, dobbiamo sempre porre un
limite ad esso, perchč gli eccessi sono sempre funesti, e sono il pių
delle volte cause di serie malattie che possono renderci infelici per
l'intiera vita.

Chi non conosce le dolorose indisposizioni che provengono da un eccesso
nel mangiare o nel bere?

Come si disse poi nel capitolo precedente bisogna tener calcolo anche
del luogo, delle stagioni, dell'ora e del tempo. E mi spiego. Non tutti
i luoghi sono adatti al benessere del nostro temperamento, e sono a
fuggirsi i siti umidi, dove si leva quella nebbia malsana causa di
febbri dolorose. Anche le stagioni influiscono sui generi dei piaceri,
come pure il tempo. Nessuno potrā divertirsi e ritrarre giovamento
intervenendo ad una partita di piacere, di caccia, di pesca, al nuoto,
se non in giorni sereni e in luoghi salubri. Un consiglio che i giovani
dovrebbero sempre ascoltare č il seguente. Mai non si deve bere, anche
sentendo il pių stimolante bisogno, quando si č corso, saltato, fatto
esercizi ginnastici, perchč, sopprimendo istantaneamente la
traspirazione, si va incontro a malattie molto pericolose. Altresė, per
la stessa ragione, non si deve esporsi ad una corrente d'aria fissa.
Tenetevi fisso nella memoria questo consiglio se un giorno o l'altro non
volete che, a seconda del vostro temperamento pių o meno debole, essere
assaliti da reumi, da flussi di ventre, da coliche, da mali alla gola e
da altre di queste forti indisposizioni che tutte provengono dalla
soppressione istantanea della traspirazione. Quanti che per aver
trascurato questi precetti si rovinarono per tutta la vita!....

I piaceri poi non devono essere spinti fino alla fatica, altrimenti
diventano nocivi. Anche l'amore allo studio deve essere frenato, perchč
un'occupazione continua logora gli organi. Cosė gli studi che esigono
una posizione incomoda devono essere di poca durata. Tali sono il
disegno, il pianoforte, il ricamo e l'arpa.

Anche la musica vocale riesce dannosa a coloro che si sforzano, o che
ripetono intempestivamente esercizi che non sono alla loro portata,
perchč le corde vocali logorandosi si puō perdere del tutto quella voce
che per tanti č la loro vita.

Č dunque meglio che tali studi si ripetano spesse volte nel giorno,
piuttosto che sacrificare ad essi delle ore intere.



                             PARTE TERZA.

                 *Igiene alimentare della giovinezza.*


Questo capitolo deve essere attentamente considerato, essendo la
questione degli alimenti la principale, poichč, questi sono i fattori
principali della vita. Č una questione che dolorosamente non fa parte
del programa scolastico; dolorosamente dico, perchč molti giovani
istruiti escono dagli istituti senza avere nemmeno le prime cognizioni
riguardo a questa materia. La scelta degli alimenti, la loro quantitā e
qualitā dovrebbe essere calcolata in ragione del sesso, dell'etā e del
temperamento dell'individuo. Influiscono molto anche su esse le
stagioni, i luoghi, le professioni. Essendo provvisti di queste utili
cognizioni si scanserebbero tante malattie, e l'alimentazione avrebbe
pieno il suo corso di rinvigorire le esauste forze del giovane. E il
nutrimento di esso richiederebbe maggiori cure di quelle che attualmente
si prestano. La qualitā e quantitā delle sostanze alimentari devono
essere conformate e proporzionate sulle perdite del soggetto, quindi
nella giovinezza l'alimentazione dev'essere pių abbondante, perchč in
quest'epoca della vita molto attiva ed operosa il giovane subisce un
continuo ed abbondante spreco di forze muscolari.

Si deve avere riguardo anche al genere di vita che conduce l'individuo;
infatti un impiegato che č condannato ad una vita sedentaria dovrā
nutrirsi meno d'un manuale che s'affatica tutto il giorno. Le stagioni
pure influiscono, ed infatti tutti d'inverno mangiano molto pių che
d'estate, e nella scelta dei cibi si deve aver molto riguardo nella
primavera e nell'autunno.

Circa poi il numero dei pasti, questi devono essere regolati sulla forza
dello stomaco dei giovani. I giovanetti hanno bisogno di fare quattro
pasti al giorno. Due abbondanti e due pių leggieri intermedi per
attenuare la fame che si farebbe troppo sentire. Dopo i 24 anni invece
bastano due soli pasti abbondanti o al massimo tre.

Sopratutto perō badate di non mangiare e bere eccessivamente! Guai agli
intemperanti! Lo stomaco starei quasi per dire che č il centro della
vita nostra, perchč č nello stomaco che i cibi subiscono quella
trasformazione chimica, per la quale, ridotti in chimo, si assimilano
col sangue, risarcendoci per tal modo delle forze perdute. Chi č sano
di stomaco godrā d'una vita lunga e felice, e potrā giungere ad una
robusta vecchiaia esente da infermitā. Una raccomandazione importante
sarebbe quella di alzarsi da tavola con un leggiero appetito, mai
mangiare ingordamente fino a che vi sentite sazi, perchč se lo stomaco
affatica a digerire tutti quei cibi coi quali lo empite, esso si
logorerā ben presto e si andrā soggetti ad indigestioni, a gastriche ed
altre malattie sempre gravi allo stomaco ed agli intestini. Abbiate
dunque sempre cura di questo apparato sė necessario alla vita; rifiutate
qualunque cibo o bevanda che gli possa nuocere e che lo rendono incapace
di funzionare nella tarda etā.

Abbiate dunque sempre in mente questi precetti, perchč chi ve li dice č
uno che per molto tempo ha violentemente sofferto di stomaco e vi
scongiura pel male nel quale potreste incorrere di osservare
attentamente queste norme elementari.




                            ================

                             CAPITOLO III.

                           *Dell'amor fisico*

                            ================



                              PARTE PRIMA.

                        *Primi palpiti d'amore.*


Č nella giovinezza che noi cominciamo a pensare ed a sognare: č in
questa etā che le nostre forze fisiche e le facoltā intellettuali e
morali si sviluppano e s'ingrandiscono; č in questa etā che il nostro
cuore si apre ad una vita novella, che esso si accende e batte per una
nuova passione che in un istante puō incendiare tutto l'umano edificio.
Č l'amore che si mostra sotto un aspetto giocondo alla nostra fervida
immaginazione, č l'amore che incomincia ad impossessarsi dei nostri
giovani cuori per forse poi straziarli e farsene giuoco. Quasi tutti o
ben pochi vanno esenti da questa passione; e gli antichi avevano ragione
di raffigurare l'amore sotto le sembianze d'un vispo fanciulletto alato,
cogli occhi bendati tenendo in una mano una fiaccola, nell'altra un arco
sempre teso e sulle spalle una farčtra piena di acutissimi dardi. Nulla
puō contro esso; anche gli Dei stessi dell'Olimpo, persino il sommo
Giove furono trafitti dalle freccie dorate d'Amore.

Tutti adorano l'amore e specialmente i giovani, per esso tutto
sacrificano, per esso cercano la riputazione, la fama, la gloria! Di
quante nobili e generose azioni č causa l'amore! Dante, Petrarca, Tasso
per lui si immortalarono! E Amore sempre volubile, perchč bello, spinge
gli uni alla gloria, gli altri al tradimento, alla ignominia; quanti
esempi che pur troppo si potrebbero citare!... Meglio č il silenzio.



                            PARTE SECONDA.

                        *Sensazione del coito.*


Al fine di conservare la nostra specie sul globo la natura ci ha
concesso durante l'atto della riproduzione uno dei pių vivi piaceri.
Questa sensazione in certi insetti č cosė intensa che perfino la morte
non varrebbe a separare il maschio dalla femmina durante il coito.

Nell'uomo un improvviso arresto, qualunque sia il motivo, dei pieceri
venerei, puō produrre gravissime conseguenze e in certi casi anche la
morte. I piaceri d'amore poi offrono i pių svariati fenomeni a seconda
della costituzione fisica dell'individuo, della sua impressionabilitā
nervosa e del clima in cui vive.

Vi sono taluni che li gustano e vi si abbandonano con una vera frenesia;
altri che restano quasi insensibili. Perō questi due casi sono anormali,
e dinotano un'alterazione del sistema nervoso. Il coito, per produrre
buoni frutti, deve aver luogo in un voluttuoso raccoglimento.

La donna nella pių tenera etā, come per istinto, preludia alla
riproduzione colle sue bambole e col suo amore ad esse come fossero
figlie.

La giovinetta sogna d'amore e scorge davanti a sč un orizzonte roseo e
sorridente.

La donna pone tutto il suo amore nei figli, uniche sue speranze
avvenire, e fattasi vecchia circonda colle cure pių sollecite i suoi
vispi nipotini.



                              PARTE TERZA.

                        *I due lati dell'Amore.*


Non sempre l'amore č causa di gioie pure ed infinite; talvolta lo č di
dolori e di una vita sventurata. Se giovani lo si cerca e lo si brama,
in seguito poi a qualche disillusione si cerca di fuggirlo e lo si
maledice.

Esso, come giā dissi, spinge gli uni alla gloria; gli altri, perchč
comanda la devozione e l'ubbidienza, all'ignominia, al tradimento!

Eppure l'amore č l'ideale di tutti; tutti pongono in esso i loro sogni,
le loro speranze. Ma guai a chi leggiermente vi s'abbandoni! Prima di
cadere completamente nei lacci d'amore bisogna ponderare ben bene dove
esso ci potrā condurre.

L'amore ha un lato vivace, sorridente, che ci attrae; l'altro č tetro,
imbronciato, che ci disgusta.

L'amore puro, timido e casto appartiene al primo genere. Esso č l'amore
che deve formare la felicitā nostra, č un amore tutto poetico e
lusinghiero.

Al secondo appartiene l'amore irato, focoso, che č funestato dalla
gelosia. Guardiamoci da questo, perchč il fuoco che arde nei nostri
petti ben presto si consuma senza poter nulla di poetico godere. Esso č
un amore direi quasi despota e tiranno.

Č vero che all'amore nulla puō comandare, ma č bensė vero che gli si puō
resistere con un grandissimo sforzo di volontā. Tocca ai genitori di
mostrare ai loro figli il lato brutto e pericoloso, tocca ad essi, dico,
ad arrestarli sul lubrico cammino che conduce ad una vita desolata,
piena di pianti e di tristezze.

Guardatevi pure, o giovinetti inesperti, dagli amori volubili, gelosi e
violenti. Se un tal genere di amore cominciasse a far presa nel vostro
animo soffocatelo al suo nascere; meglio negare, anche con dolore, la
propria volontā, che essere infelici, e disgraziati pių tardi.



                             PARTE QUARTA.

                   *Dell'Amore e sua igiene morale.*


Se l'amore coi suoi nodi difficilmente solubili avvicina due giovani
cuori e li fa battere entrambi dello stesso palpito, raramente si puō
arrestare i battiti di quei cuori, raramente si puō scindere i due
amanti. Nulla, nemmeno l'esilio potrebbe spegnere la fiaccola ardente di
quel primo amore.

Ciō che alle volte pone un ostacolo insormontabile č l'incompatibilitā
di carattere, la differenza della posizione sociale. E quė l'igiene e il
ragionamento devono riunirsi in uno sforzo comune per rendere evidente
ai due innamorati l'impossibilitā di accendere la fiaccola d'Imeneo. Le
ragioni perō che i genitori dovranno addurre sempre, devono avere un
serio fondamento, e devono essere esposte con dolcezza se si vuole
ottenere la vittoria. Esporle con severa durezza non si farebbe altro
che attizzare il contrariato amore.

Se questi mezzi fossero vani, allora l'amore essendo troppo radicato nel
cuore del giovane, nulla varrā a estirparlo, e se un languore incurabile
s'impossessasse del povero innamorato, l'unico rimedio č il matrimonio.

Perō di rado si scontrano questi casi, perchč una cura amorosa e assidua
da parte dei genitori puō allontanare queste sventure. E pių tardi,
quando il giovane comprenderā la disgrazia alla quale č sfuggito,
avranno la soddisfazione di sentirsi ringraziare e di essere pių di
prima amati.

Dopo perō s'accorgono della giustezza dei rifiuti dei genitori; nella
foga della loro passione nulla vedono, e non pensano che i genitori
hanno molta maggiore esperienza di loro.

Mi ricordo d'una giovinetta che disse:

ŦPare che i miei genitori dimentichino che io voglio maritarmi per me e
non per essi. Perchč rifiutarmi l'uomo che io amo e designarmene un
altro che mi č indifferente e che ben presto mi tornerā odioso?ŧ

Se questi giovani potessero in queste occasioni riflettere, vedrebbero
che queste determinazioni sono state prese dopo le pių minute
informazioni e ricerche, circa al futuro sposo o sposa alla sua
famiglia, al suo carattere, alla sua condotta.

Vorreste voi che un padre e una madre avessero d'abbandonare la loro
creatura allevata con tanti sacrifici sulla via della virtų a un giovine
dedito ai piaceri pių vergognosi e illeciti, a un giovane che invece di
essere il sostegno della sposa, fosse il suo carnefice? Oh! no... farete
bene a rifiutare la domanda d'un simile soggetto che farebbe infelice la
vostra prole diletta.

Č dovere sacrosanto de' genitori di vegliare sui figli loro, di
consigliarli, di guidarli sul lubrico sentiero della vita. Essi non
hanno esperienza, la loro mente č piena di poesia, vedono tutto color di
rosa; perchč sono i primi passi che fanno nel mondo, perchč sono
desiderosi di tutto vedere, di tutto gustare.

E voi giovani, pur troppo sempre presuntuosi, ascoltate i vostri
genitori; se voi avete lo studio, essi hanno la conoscenza pratica della
vita, e sempre potranno giovarvi i loro saggi consigli; i loro precetti
potranno togliervi dal precipizio che si apre sotto ai vostri piedi. Se
ora vi sembrano irragionevoli e severi li benedirete in seguito quando
la vita vi sarā nota colle sue disillusioni, coi suoi disinganni. Voi
non potete sapere dove puō condurvi un amore pernicioso. Non disperate
se il primo amore sarā infelice; un altro meno poetico, pių ragionato
del primo formerā la gioia della vostra vita futura. Anzi vi persuaderō
con un esempio.


        _Come chiodo scaccia chiodo, cosė amore scaccia amore._

                               RACCONTO.


Quando l'amore si fa sentire nell'animo del giovane, palpita il primo
suono ardente di esso e tutto il suo essere ne č invaso. Č la vista
d'una graziosa giovanetta degli occhi neri ed espressivi che gli ha
messo nell'animo questo fuoco sino allora sconosciuto. Egli allora
abbandona i giuochi, i trastulli di bambino, fugge i compagni, cerca
solo i luoghi poetici e nascosti per poter sognare di lei, per lasciar
libero corso all'immaginazione sua. E lo assale una dolce melanconia che
in certi momenti lo annichilisce, č l'estasi d'amore che lo assale e gli
fa trascorrere istanti dolci e felici.

A questo grado di amore giungeva quello d'Emilio e la sua _bella_ se
n'era accorta e il contraccambiava di pari affetto vero e sincero. I
colloqui si succedevano, ed in uno di questi Emilio afferrata la mano di
Lei, che dolcemente gli abbandonō, gl'impresse un bacio ardente, un
bacio che svelava la sua interna e violenta passione. Quel bacio fece
sussultare ambedue, e fece battere i loro cuori d'uno stesso palpito
violento e pieno di amore. Emilo ed Aspasia erano felici; le
dichiarazioni d'un amore eterno, che si sarebbe seppellito con essi
nella tomba, si succederono. I baci non erano pių sulla bella manina, ma
sulle rosee guancie animate dal fuoco d'amore. Essi erano troppo
contenti, una sventura pareva imminente. E la sventura pur troppo
amareggiō il loro amore. Emilio fu condotto da suo padre a Parigi per
ivi continuare i suoi studi. L'ultimo convegno d'addio fu pieno di
giuramenti d'un amore costante e fedele.

Le lettere si succedettero senza alcuna interruzione nei primi sei mesi,
ed erano ardenti come il loro cuore. Ma dopo questo tempo Emilio,
corrotto dalle seduzioni della tremenda capitale, si sentė meno
innamorato, le sue lettere diminuirono finchč cessarono del tutto. Egli
attirato da alcuni suoi cattivi amici aveva dimenticata la sua gentile
Aspasia per slanciarsi anima e corpo nei balli e nei festini.

La povera amica dimenticata si struggeva come una candela; un malore
inqualificabile s'impadronė di lei, e senza i conforti e i saggi
consigli d'una sua amica sincera, sarebbe forz'anche morta di
crepacuore. Ma convinta e fatta forte dalla rassegnazione, divenne
ancora la bella donzella seducente di prima.

E siccome le rose non appassiscono mai sullo stelo, trovō subito chi
davvero l'amō d'un amore meno ardente e focoso ma pių costante e reale.
La giovanetta sulle prime non voleva aprire il suo cuore a nessuno, ma
consigliata dall'amica sua lasciō che questo amore benefico cancellasse
i dolorosi avanzi del primo cosė sfortunato.

E ciō serva a dimostrare come il primo amore rare volte finisce col
matrimonio essendo troppo ardente e focoso.




                            ================

                              CAPITOLO IV.

                            ================


                  _Conseguenze d'una cattiva scelta._

                               RACCONTO.


Eugenia B..., figlia di ricchi genitori che avevano pensato a ritirarsi
dagli affari per godere nella vecchiaia i discreti frutti del loro
assiduo lavoro giovanile, era una graziosa fanciulla sui 18 anni. Fra i
molti adoratori, un giovane per nome Horimonte aveva saputo far breccia
nel suo cuore e farsi amare. Era un giovanotto di belle apparenze,
quantunque nascondesse sotto la sua ricercata eleganza e compitezza un
cuore cattivo e un animo perverso. Tuttavia tanto seppe fare e dire che
entrō anche nelle grazie dei genitori, i quali illusi e privi d'ogni
informazione sul suo conto, lo tenevano caro e vedevano di buon occhio
l'amore dei due giovani. Horimonte era pieno di attenzioni per la sua
giovane sposa che in certo modo amava, ma d'un amore vivo e volubile
quanto il suo carattere; cercando di nascondere i suoi difetti egli non
faceva pompa che delle sue buone qualitā che si sforzava di far credere
che avesse.

Finalmente tutti completamente illusi acconsentirono al matrimonio e
giunse il giorno nel quale uniti per sempre a braccio uno dell'altro
esciti dalla chiesa si avviavano verso casa. La folla che era accorsa
numerosa applaudiva a questa unione, e i giovani e le fanciulle da
marito si comunicavano tra loro la propria ammirazione. Molti anzi
invidiavano questa coppia che tutti chiamavano felice.

E cosė fu nei primi cinque o sei mesi di matrimonio. Il marito mai non
lasciava sola la sua cara Eugenia e le prodigava mille cure e mille
attenzioni.

Ma la luna di miele, ahimč! troppo presto passō e una completa
rivoluzione si palesō nelle abitudini di Horimonte.

Un giorno tra gli altri marito e moglie ebbero un grave diverbio che
fece accorrere la fantesca, la quale non potendo aprire l'uscio, essendo
questo chiuso al di dentro, stette ad origliare e tutto comprese. Di
maniera che dopo potč essere in grado di consolare la sua povera
padrona, alla quale voleva molto bene. Questa la pregō di tacere quanto
aveva udito. Essa lo promise; ma il giorno dopo tutto il quartiere seppe
che il giovane sposo tradiva la moglie e l'abbandonava per correr dietro
alle crestaie ed alle donne di mondo, per le quali spendeva e spandeva
con una eccessiva prodigalitā. E pur troppo era vero. Horimonte dotato
d'un ricco temperamento sanguigno, aveva bisogno d'uno sfogo, e, diceva
egli, doveva cangiare amore e piaceri per sopportare passabilmente la
vita. Aveva speso il resto di quel patrimonio che gli era restato, e per
pagare gl'innumerevoli debiti aveva giā intaccata la dote della moglie.

Povera Eugenia, ben altre sciagure le sovrastavano!... Tuttavia dopo
qualche tempo dacchč conduceva questa vita scapestrata sembrō si
cangiasse, e ritornō infatti ad essere il marito affettuoso ed
obbediente dei primi mesi. La moglie credula e resa cieca dall'amore,
credette a una conversione e dimenticō le sventure trascorse. Poveretta!
Questa non era che un'infame commedia. Horimondo aveva bisogno di una di
lei firma per poter vendere una casa che formava parte della dote di
lei. Infine dopo una settimana di costanza e di scioccherie infinite, il
marito, esposto il suo progetto, rimase tutto sconcertato perchč la
moglie invece di accondiscendere subito, come aveva sperato, disse che
abbisognava anche il consenso di suo padre. Horimonte, preso dall'ira
per vedere il suo progetto sfumato, con una voce aspra e brutale
soggiunse:

ŦAh! sono queste le proteste d'amore? Indegna, le vostre parole furono
sempre una vile menzogna. Se il mio onore e la mia vita fossero in
pericolo, voi non fareste il minimo sacrificio per salvarlo.ŧ

Una lagrima spuntō sulle ciglia di Eugenia; voleva parlare, ma il pianto
le faceva nodo alla gola.

Il vile, vedendola intenerirsi, non pose tempo in mezzo, e disse
estraendosi da tasca una rivoltella:

ŦSignora, scegliete: o firmate o mi uccido ai vostri piedi.ŧ

La misera moglie, impietosita, fattasi forte, prese la penna, e giā
stava per mettere il suo nome, quando, vedendo la faccia inferocita del
marito, fu presa da un tremito convulso, e la penna le cascō di mano.

Il marito, male interpretando tale atto, fu acciecato dallo sdegno, e
gridō: ŦAh! voi volete il mio disonore!.... Ebbene non avrete questa
soddisfazione. Voi non mi vedrete pių.ŧ E si slanciō verso l'uscio.
Eugenia l'afferrō, e voleva trattenerlo, ma egli con una spinta brutale
la fece rotolare sul pavimento e fuggė. Disgraziatamente, battendo del
capo contro uno spigolo, si fece una larga ferita; alla vista del sangue
mandō un debole grido e svenne.

Quando ritornō in sč era debolissima. Per fortuna un grumo di sangue
aveva arrestato l'emorragia. Pure ebbe la forza di alzarsi, di lavare il
pavimento, di pulirsi i capelli e il viso per nascondere la brutalitā di
suo marito. Aveva appena finito quando entrō suo padre, che tutto
accorato le domandō se era successo qualcosa di grave avendo veduto
Horimonte tutto stralunato ed agitato.

ŦNulla padre mio.ŧ Ma un secondo svenimento sconfessō la risposta. La
ferita si riaperse, ed il sangue usci di nuovo. La fantesca corse pel
medico, e dieci minuti dopo entrō con esso. Dopo aver fatto rinvenire
Eugenia medicō la ferita, ed assicurō il padre sulla poca gravezza di
questa, dicendo che dopo un po' di giorni sarebbe stata completamente
rimarginata. Andato che fu il medico, il padre volle sapere la causa di
quella ferita. Ella cercō di scusarsi dicendo che era caduta
accidentalmente; ma il buon genitore, che giā sospettava di qualche
cosa, insistč cosi amorevolmente che Eugenia tutto gli confessō. Il
padre la lodō della sua rassegnazione e ringraziō Iddio di avergli
concesso una figlia sė buona, dotata di un carattere cosė generoso,
poscia soggiunse:

ŦFin troppo, figlia mia, hai sopportato i legami di quell'uomo brutale;
ora questi saranno rotti per sempre, e tu vivrai ancora in grembo alla
tua famiglia come quando eri zitella.ŧ

E infatti il giorno istesso lasciō questa casa testimone di sė acerbi
dolori e visse tranquilla vicina ai suoi genitori. Quel po' d'affetto
che ancora restavale dell'immenso amore di quello sciagurato ben presto
sfumō, e subentrō l'indignazione, ed ebbe la forza, acconsentendo alle
preghiere del padre, di domandare una legittima separazione.

Dopo tre mesi perō, dacchč Horimonte era fuggito, ella ricevette una
lettera da lui scritta, nella quale egli domandava mille perdoni alla
moglie, e la supplicava di riceverlo ancora sotto il tetto coniugale.
Inutile dire che questa domanda fu lasciata senza risposta. Egli fu cosė
vile da scriverne un'altra alla quale rispose il padre d'Eugenia in
questi termini:

ŦI legami che esistevano un tempo tra mia figlia e voi sono oramai
rotti per sempre. Noi ne abbiamo fatto il solenne giuramento. Tra poco
la legge pronuncierā il suo voto. La vostra brutale e codarda condotta
ci ha spinti a questo passo. Non cercate di rivederci. Per noi non
dovete esistere sulla terra.

Questa lettera laconica, e pur tanto espressiva, esaspirō il nostro
bellimbusto. Mai non avrebbe pensato che sua moglie cosė timida avesse
avuta tanta forza d'energia. Invano scrisse ancora, intromise terze
persone; padre e figlia furono irremovibili.

Allora disperato, vedendo che nulla poteva ottenere colle buone,
bestemmiō, imprecō e giunse persino a scrivere una lettera piena di
minaccie ad Eugenia.

Ma questo atto gli costō caro, perchč un agente di polizia s'incaricō di
portargli la risposta, e fu una risposta amara amara. Dovette umiliarsi
a chiedere perdono all'agente, dichiarando di conoscere la sua mancanza
e di andare tanto lontano di maniera che i signori D.... pių non
udissero parlare di lui.

Ed infatti quel codardo non solo abbandonō la cittā ma esule volontario
andō a finire tra la rabbia ed il dolore i suoi giorni in estraneo
paese. Eccovi, o genitori e giovanette, un esempio atroce, ma pur
veritiero dei danni che avvengono per una scelta fatta con troppa
leggierezza o per capriccio.




                            ================

                              CAPITOLO V.

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                              PARTE PRIMA.

                    *Il matrimonio ed suoi piaceri.*


Il matrimonio dovrebbe essere l'unione di due cuori, di due anime che si
comprendono a vicenda, che a vicenda si amano. Dovrebbe essere l'unione
di due esseri di sesso diverso che si propongono di condividere le gioie
ed i dolori della vita. Il fine del matrimonio č di perpetuare
_legittimamente_ l'umana specie. Due esseri che si amano desiderano
adrentemente quest'unione che per sempre li congiunge con una catena
dorata, che assimila le loro inclinazioni, le simpatie loro e la loro
moralitā. E infatti, come č sufficientemente dimostrato nel precedente
racconto, questa dote č indispensabile per rendere un matrimonio felice.
Tanto le gioie quanto i dolori poi li uniscono ancora pių strettamente,
perchč accrescono la simpatia e la stima reciproca. L'amore ardente che
li univa d'amanti a poco a poco s'acquieta, si calma, dando luogo ad un
affetto profondo che raramente si puō svellere dal cuore.

Difficilmente i _matrimoni d'onore_ riescono a bene, ed anche il
proverbio Ŧ_chi per onor si piglia per rabbia si scapiglia_ŧ conferma
quest'asserzione.

Come sono felici coloro che legati dai vincoli della stima,
dell'affezione e della devozione trascorrono la vita loro tranquilli,
col cuore pieno di gioia e di tenerezza! Come lesti trascorrono i giorni
loro! Come arride loro il sereno avvenire.

E la loro contentezza s'accresce quando il primo frutto d'amore rende
ambiziosa e fiera la sposa che puō sentirsi chiamata col dolce nome di
_madre_.

Le cure dei coniugi allora sono rivolte al figlio loro perchč possa
crescere dietro il loro esempio buono e virtuoso, e benedica quando sarā
adulto chi gli diede la vita fisica e morale!



                            PARTE SECONDA.

                *Piaceri dell'amore materno e paterno.*


Quando la donna č resa madre, i suoi pensieri, le sue pių tenere cure,
le sue pių dolci affezioni sono riservate per la sua creaturina. Č
istinto di amarle profondamente affinchč possano crescere forti e
robuste. E l'amore e tanto pių intenso verso il bambino quanto pių
grande č l'affetto che porta al marito. Osservate con quanta gioia
quella affettuosa madre accarezza il suo fanciullino, con quanta gioia
lo bacia prodigandogli le pių affettuose cure. Essa si assoggetta per
lui a fatiche, a veglie, a inquietudine con costanza e quasi con gioia,
per avere un sorriso, un bacio del suo angioletto. Come scrive Giusti
nella sua poesia:

     ŦIn ogni pena, un nuovo affetto impara.ŧ

Essa condivide le piccole afflizioni del bimbo, e gioisce de' suoi
giuochi infantili. Cerca di indovinare i suoi minimi bisogni, i suoi
piccoli desideri per soddisfarli affine di vedere il viso del suo
figliuolino raggiante di gioia. E non meno profondo, quantunque diverso,
č l'amore del padre. Anche esso č dominato da questo istinto
lodevolissimo che lo attacca sempre pių alle gioie della famiglia. Solo
gli uomini abruttiti dal vizio mancano di questo sentimento naturale,
rendendosi cosė di lunga inferiore alla belva la pių feroce.

Se il padre non presta ai bimbi suoi quelle amorose cure che sono
proprio delle madri, egli perō cerca col suo indefesso lavoro di
formarsi uno stato sempre migliore del presente per poter dare alle sue
creature quell'educazione di cui tanto abbisogna un giovane. E quando
stanco del lavoro giornaliero si reca a casa, con quanta gioia vede
venirsi incontro i suoi demonietti vispi e allegri, e gettarsi fra le
sue braccia e baciarlo e chiamarlo col tenero nome di _papā_.

Non č questa per un uomo di delicati sentimenti una delle pių dolci
soddisfazioni? Ma il suo amore s'accresce quando i fanciulli si fanno
pių grandicelli, quando cominciano a parlare, a comprendere. Con quanta
pazienza esso allora cerca d'istruirli e risponde loro alle pių piccole
domande!... E fatti giovani, allora i coniugi ripongono in loro le loro
pių lusinghiere speranze, perchč allora possono raccogliere il frutto
dei loro sacrifizi, del loro amore!




                            ================

                              CAPITOLO VI.

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                              PARTE PRIMA.

                         *Della procreazione.*


_Norme igieniche_.--Coloro che amano di godere sempre una buona salute e
quei conjugi che desiderano avere una bella e maschia prole devono
procurarsi e leggere attentamente l'_Hygične du Mariage_, perchč per la
salute dei frutti e per quella degli stessi procreatori non č
indifferente di librarsi ai piaceri voluttuosi di amore in tutti i
luoghi, tempi e circostanze. Noi accenneremo le norme elementari.
Intanto le epoche migliori per la fecondazione sono la _primavera_ e
l'autunno. Migliore poi č la _primavera_, perchč quella dolce aura
profumata che spira accarezzando i primi fiori, i verdi ramoscelli, quel
tiepido sole che ci rallegra, la natura che ci risveglia, tutto insomma
ci invita a gustare delle dolci ebbrezze di amore.

I fisiologi, in base a molte osservazioni prese, sostengono che gli
individui concepiti durante i rigori invernali, o durante i cocenti
calori d'estate, crescono deboli, gracili, e sono difficilmente
educabili.

Gli animali invece non hanno che una sola epoca dell'anno per procreare;
ma sebbene l'uomo possa far ciō in tutte le stagioni, deve osservare le
predette norme, e prova della veritā di questi citerō il seguente


                              RACCONTO[1]

[1] Estratto dagli annali fatti rari.


ŦI coniugi di Lor..., dotati d'una buona costituzione fisica, d'una
salute floridissima e senza alcun vizio ereditario, dopo 10 anni di
matrimonio, non avevano potuto conservarsi un sol figlio dei sei che
avevano avuto, perchč, quantunque il parto fosse regolare, essi non
campavano che due o tre mesi stante la loro gracilitā.

ŦI medici riuniti a consulto credettero che il male fosse durante la
gestazione, perciō ordinarono un regime particolare di vita alla signora
quando si sentė di nuovo madre. Il parto ebbe luogo felicemente, ma il
bambino ebbe la stessa sorte dei fratelli.

ŦI signori di Lor..., esasperati, decisero di non aver pių prole. Ma il
caso volle che al sig. Lor... capitasse nelle mani l'_Hygične du
Mariage_. La lesse attentamente, la comunicō anche alla moglie, e
decisero di seguire tutte quelle auree norme e quei precetti per una
nuova procreazione, giacchč in loro il desiderio d'avere un figlio era
vivissimo.

ŦIl 15 gennaio infatti la signora Lor...... partorė un grazioso bambino
che prometteva di campare visto la sua robustezza. La madre medesima lo
alattō, ed ebbe la consolazione di vederselo crescere dinanzi sano e
vispo come un pesce. Ne ringraziō di ciō Iddio che le aveva fatto
capitare fra le mani il suddetto libro.ŧ

Ed ora due paroline di ossarvazione:

Perchč quest'ultimo bimbo sopravisse e gli altri morirono? Basterā per
risposta far osservare che i parti della signora Lor.... avvenivano
sempre nei mesi di marzo, aprile, agosto o settembre, il che vuoi dire
che la fecondazione avveniva nei mesi di luglio, agosto, dicembre e
gennaio, i mesi pių sfavorevoli ad una sana procreazione.



                            PARTE SECONDA.

   *Pericoli che s'incontrano abbandonandosi ai piaceri dell'amore.*


I piaceri dell'amore sono cause che producono una intensa scossa del
sistema nervoso. Questa scossa č talmente forte che ha prodotto perfino
la morte; essa chiamasi anche _spasimo venereo_. Č evidente dunque, ed
anche la scienza ce lo insegna, che pur gustandoli moderatamente bisogna
che noi ci troviamo in uno stato di calma fisica e morale, e che tutti i
nostri organi sieno in riposo.

_Norme elementari_.--Il coito non si dovrā effettuare quando noi
avessimo ammalato un organo qualunque, perchč il male si aggraverebbe.

Quando si č mangiato e bevuto copiosamente, perchč, arrestando la
digestione, sarebbe causa d'una gastrite fortissima o peggio.

Quando si hanno appena finiti lavori intellettuali o fisici che
richiedono fatica, o quando si ha corso, saltato, camminato, ecc. perchč
il nostro fisico ha bisogno di riposo; l'atto sessuale non farebbe che
prostrarlo maggiormente.

Quando si č stato poco prima in preda a un eccesso d'ira, di dolore, di
spavento, o si č provato una forte emozione, perchč il male non solo si
propagherebbe a voi, ma anche alla prole vostra.

Quando poi si gustano questi piaceri non si deve mai oltrepassare i
limiti prescritti dalla natura, perchč il nostro fisico ne risentirebbe;
dopo ci abbisogna un assoluto riposo, perchč mettendo in moto subito
dopo i nostri muscoli, s'incorrerebbe in abbattimenti.

Bisogna altresė evitare durante il coito le posizioni anormali od
incomode; il luogo, l'occasione, la paura d'essere scoperti durante
questo atto sono sempre nocevoli. Sono malori che non si sentiranno
direttamente, e da giovani si considerano questi avvertimenti come
superflue pedanterie, ma ben se ne pente quando vecchi si č aggravati da
tutti quei piccoli acciacchi e malori che sono l'effetto degli eccessi
giovanili.

Quegl'individui che sempre vivono sotto la influenza genitale perdono a
poco a poco ogni intelligenza. Non sono pių capaci di pensare, nč di
agire, e si rendono uguali ai bruti dominati sempre dal pensiero di
soddisfare i loro brutali desideri. E questi eccessi venerei, dei quali
prego i giovani di sempre astenersi, producono gravi malanni e _forse
anche la morte_. Questo fatto convincerā gli increduli.


                                RACCONTO.


Massimo Dub..., figlio di ricchi genitori, era un bel giovane sui 24
anni circa, e studiava volonteroso alla Facoltā di Parigi, quando per
somma sventura gli morė il padre. Passatogli il primo dolore, e
trovandosi padrone d'un bel capitale, si recō di nuovo a Parigi, che
aveva lasciato per recarsi in famiglia. Gli amici suoi, sapendolo ricco,
si attaccarono maggiormente a lui, ed approfittavano dell'inclinazione
di Massimo ai piaceri per godere alle sue spalle.

Da principio erano festini, gite in campagna, pranzi in compagnia di
donne prive del pudore. Vennero in seguito le serate, le orgie, alle
quali Massimo invitava tutti i suoi compagni libertini e le loro
mantenute. Il nostro povero giovane che camminava diritto al precipizio
era da tutti adulato, tutti lo riguardavano come il campione della
festa, ed egli pur troppo non ismentiva questa asserzione. Ma il
patrimonio intanto scemava, e la salute gli si era alterata. A 25 anni,
in seguito agli strapazzi ed agli eccessi dei piaceri d'amore, pareva
giā vecchio. Le sue forze erano esauste, il suo volto era pallido e
macilento, gli occhi senza vita, come coperti di un fitto velo; una
completa calvizie denotava una precoce caducitā.

Ben se ne avvide Massimo, se ne avvilė, ed ebbe abbastanza intelligenza
per comprendere che la sua vita sarebbe oramai perduta. Per cui decise
di finirla in mezzo ai pių folli piaceri.

E cosė fu.... Pochi giorni dopo diede una festa sontuosa, alla quale
invitō tanti amici e prostitute quanti ne poteva capire la sala. Questa
era tutta messa a nuovo, tutta dorata ed illuminata da mille candele. I
fiori pių rari esalavano un odore delicato e soave, tutto invitava
all'orgia. Il banchetto incominciō. Lascio al signor lettore immaginarne
la descrizione, che mi ripugna il farla. Fu un vero inferno: uomini e
donne, assaporati i cibi pių succosi ed irritanti, e accesi da vini ed a
liquori alcoolici, si abbandonarono, ebbri, ai pių ributtanti piaceri, e
al pari dei bruti, quando le loro forze furono esauste, s'addormentarono
sul pavimento, gli uni addosso agli altri, seminudi e nelle posizioni
pių schifose. Era una scena ributtante. Quando il sole era giā alto
sull'orizzonte, parecchi ancora stravolti si alzarono, ed a vicenda
svegliaronsi. Cercarono Massimo, lo videro, lo scossero, lo chiamarono
ripetutamente!.... Invano.... Massimo Dub.... abbracciato strettamente
ad una giovane donna, era freddo cadavere!




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                             CAPITOLO VII.

                 *Mali derivanti dai piaceri solitari.*

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                              PARTE PRIMA.


I piaceri solitari sono fra i vizi i pių degradanti e i pių dannosi,
perchč non solo sono funesti al fisico, ma anche al morale, e le facoltā
intellettuali si impiccioliscono sempre pių.

Se noi dunque parliamo di questi vergognosi vizi, gli č per mostrarne i
pericoli, gli č per poter arrestare quei giovani che vi si abbandonano,
e che corrono indubbiamente su quella via sdrucciolevole che li conduce
al precipizio. Pur troppo entrambi i sessi hanno esempio di infelici che
furono trascinati ad una mala fine per questa degradante abitudine.

I caratteri principali dai quali si potrā conoscere l'infelice dedito ai
piaceri solitari sono:

Affievolimento della intelligenza, perdita della memoria, timiditā
eccessiva, pusillanimitā, pigrizia, stupiditā ed alle volte follia.

Si conoscono dal fisico per:

Persistente pallidezza, magrezza, indebolimento di forze, tremito
nervoso, alito fetente, in seguito sorditā, tisi, consunzione e forse
anche la morte.

Questa deplorevole passione perō č pių frequente fra le ragazze, perchč,
dicono i medici, maggiore č il loro sistema genitale, e perchč, facendo
una vita sedentaria, non possono essere distratte da brutti pensieri
quanto un giovane.

Noi traccieremo qui un quadro dei mali che derivano da questa tremenda
passione.

Questi mali nelle donne sono _diretti_ o _simpatici_.

Diretti se colpiscono direttamente il sistema genitale, simpatici se
colpiscono organi meno o pių lontani.


                               _Diretti._


Distruzione della verginitā.

Dilatazione del canale vulvo-uterino.

Rilassamento della mucosa che copre quelle parti, donde hanno luogo i
fiori bianchi meno o pių abbondanti e fetidi.

Irritazione e indebolimento dell'utero, da cui l'interruzione della
mestruazione.

Emorragie uterine.

Vapori isterici.

Rilassamento del canale della vescica, da cui l'incontinenza di urina.

Sterilitā.

Perdite abbondanti che alterano la salute, distruggono le forze,
conducendo al marasmo e fors'anche alla morte.


                              _Simpatici._


Ammollimento delle mammelle.

Indebolimento delle forze digestive, indigestioni, vomiti, gastriche
croniche.

Irritazione cronica dei polmoni, catarri, asma, tisi.

Indebolimento del cervello e del sistema nervoso.

Degradazione intellettuale.

Tristezza, noia, disgusto per la societā.

Stupida indifferenza.

Aspetto d'idiota.

Perdita della memoria.

Difficoltā di pensare, ecc.

Debolezza muscolare.

Pigrizia, affievolimento generale.

Magrezza del corpo intero.

Pelle floscia, pallidezza, orbite profonde, occhi senza vita.

Finalmente atonia completa, sonnolenza, morte.

Ecco le terribili conseguenze che derivano da questo detestabile vizio.
Voi giovinette osservate di quali mali sia causa la masturbazione, e
pensate che se non vi arrestate, vi piomberanno tutti addosso
conducendovi ad una certa e misera fine. Voi che dovreste essere
corteggiate ed adorate, voi che dovreste ispirare la poesia, l'amore,
sarete da tutti fuggite, da tutti disprezzate. I vostri lineamenti
gentili si altereranno, la vostra giovanile freschezza scomparirā per
dar luogo a rughe precoci, il vostro colorito roseo darā luogo a una
pallidezza livida. Oh! no, no fuggite questo vizio cosė abbominevole e
funesto!

Non seguendo i miei consigli, invece di una gioventų brillante, d'un
vicino matrimonio sereno e ridente, che vi farā gustare tutti gli
ineffabili piaceri di sposa e di madre, non troverete sul vostro cammino
che compianto, tristezza ed abbandono.

Spero che questa lettura vi sarā di giovamento, e se il vizio non č giā
radicato in voi, potrete svellerlo con forza d'animo e di volontā, e
allontanare tutti quei mali che da questo derivano mediante alcune cure
ragionate, un'alimentazione particolare, distrazioni, viaggi, esercizi
fisici, ecc. Allora soltanto potrete vivere di un'altra vita, e
diverrete ancora vispe, allegre e amate da tutti.

E ciō che dissi per le giovinette, fra le quali perō questo vizio si
osserva maggiormente, lo dico a voi giovani che foste d'animo sė basso
per abbadonarvi ai pieceri solitari. Non vedete i mali che ne
provengono, non vedete come voi perdete in gaiezza, in salute, in
intelligenza?

Fino a che questo vizio vi dominerā, voi non potrete concepire nulla di
nobile, nulla di grande; i vostri studi saranno per voi ardui, perchč
svanita sarā la memoria, rimarrete ignoranti, e sarete spregiati da chi
conosce l'abitudine vostra. Oh! no, miei cari giovani, sradicate con
ogni sforzo questo vizio riprovato dalla natura e dalla societā;
ritornate coi vostri amici, fate parte dei loro giuochi chiassosi, dei
loro divertimenti! Non sentite vergogna di voi medesimi? dunque rialzate
orgogliosi la testa, dimenticate i giorni vergognosi trascorsi,
ridiventate giovani onorati e forti, pensate che avete parenti, amici e
sopratutto una _patria_.



                             PARTE SECONDA.

                *Mezzi per impedire i piaceri solitari.*


Quando i genitori o coloro presso i quali vive il fanciullo abbiano
acquistato la certezza che il giovinetto č dedito a questo detestabile
vizio dovranno porre in opera tutti i mezzi per impedirlo. Dovranno perō
usare prudenza e dolcezza perchč la violenza ed i castighi irriterebbero
solamente il soggetto.

I mezzi da impiegarsi sono _fisici_ o _morali_.

I mezzi morali, perō, sono quelli che meglio riescono, perchč scuotendo
l'immaginazione, destano un sentimento di timore e risvegliano l'amor
proprio.

Si cercherā, per esempio, di far comprendere al giovane come tutti
possono accorgersi delle sue abitudini, perchč gli traspare dal viso, e
che invece di compiangerlo, lo disprezzeranno e mostrandolo a dito, lo
lascieranno solo, temendo che esso guasti i compagni che gli sono
vicini.

Se giungete a fare arrossire di vergogna il fanciullo o la fanciulla
siete sicuri che questi faranno il loro possibile per cambiarsi.

Un altro mezzo da usarsi colle giovinette, č di suscitare la loro
ambizione, ripetendo loro sovente che erano belle, fresche, avvenenti, e
che gli adoratori cominciavano a ronzare loro d'attorno, invece che ora
sono brutte, pallide, macilenti, e che in luogo di farle segno di mille
gentilezze come le sono le giovinette loro pari, sono fuggite e
guardate con disprezzo.

Se l'ambizione comincia a far capolino, se si persuadono che un giorno
potranno eclissare in bellezza le loro orgogliose compagne, allora siete
sicuri che esse saranno istantaneamente guarite da questo vizio.

Bisogna allontanare dai giovanetti le occasioni che possono trascinarli,
come la lettura di romanzi, la vista di pitture o di incisioni
indecenti, i teatri dove si danno produzioni immorali o leggiere, e
tutto ciō che puō accendere l'immaginazione loro.

Le giovinette che raggiunsero la pubertā sono dotate di una
impressionabilitā squisita, e risentono pių vivamente dei giovani lo
stimolo d'amore.

Se la giovinetta che manifesta l'inclinazione per l'altro sesso č nubile
č un sacro dovere dei genitori di maritarla. Se non lo č bisogna che
questi raddoppino l'attenzione perchč č facile che si dia al piacere
solitario. I mezzi eccellenti per arrrestarlo sono le gite, le partite
di piaceri, i viaggi, le passeggiate, ecc.



                              PARTE TERZA.

          *Mezzi per curare gli effetti dei piaceri solitari.*


_Alimentazione e distrazioni_:

_a_) Nutrimento dolce e corroborante da cui saranno escluse le carni
scure, i pesci di carne rossa, il caffč, il vino, le vivande ventose, le
droghe, gli zuccherini, ecc.;

_b_) Fare una leggiera cena di frutti rinfrescanti prima ai coricarsi;

_c_) Vietare gli alimenti indigesti e le bevande eccitanti;

_d_) Fare uso di cioccolatte di buona qualitā, che č un alimento
eccellente e di facile digestione. Accennerō il cioccolatte fabbricato
dalla Compagnia coloniale, che č preparato con zuccaro e cacao di prima
qualitā;

_e_) Si procurerā di far fare un leggiero esercizio fisico dopo il
pasto;

_f_) Ogni quindici o venti giorni si dovrā accordare al soggetto il
piacere d'un pranzo o d'una colazione in campagna, quando il tempo lo
permette, oppure in un albergo, perchč la distrazione e il cambiamento
di cibi sono efficacissimi, e producono ottimi effetti.

_Raccomandazioni diverse_:

_a_) Si cerchi di stancare il giovane con esercizi muscolari faticosi
prima di lasciarlo coricare;

_b_) Si procuri che il suo letto sia abbastanza duro e poco carico di
coperte;

_c_) Si faccia alzare appena svegliato;

_d_) Gli si dieno vesti leggiere piuttosto ampie e non mai troppo calde;

_e_) Non si lasci scaldare al sole o al fuoco;

_f_) Non si permetta l'uso dello scaldino alle giovanette;

_g_) Si allontani finalmente qualunque causa morale o fisica che ecciti
le loro funeste tendenze.

_Consiglio ai genitori_.

Si cerchi di correggere il fanciullo sino da bambino, perchč allora,
come la pianticella, pių facilmente si sradicheranno dall'animo loro le
cattive abitudini.

Che le correzioni sieno dolci e prudenti, e che si cerchi di sfavorire
lo sviluppo delle buone qualitā, l'amore al lavoro, all'operositā, alle
occupazioni attive, che sono la salvaguardia dell'innocenza e la
conservazione della salute.




                            ================

                             CAPITOLO VIII.

                 *Della donna e dei piaceri che offre.*

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La donna, secondo gli artisti, č un complesso grazioso ed armonioso di
linee delicate e di soavi contorni; č l'essere il pių perfetto che abbia
prodotto Natura. Essa giganteggia sopra tutte le altre creazioni; č
intelligente quanto l'uomo, lo supera per le doti morali.

La donna č indispensabile per l'uomo, e senza lei, infatti, non vi
sarebbe nč amore, nč famiglia, quindi nessun piacere puro e soave.

Oh! sė, l'uomo deve rispettare e amare la donna che si sacrifica a lui,
che prodiga le pių affettuose cure ai frutti del suo amore, che
condivide i suoi dolori e le sue gioie. Dovrā esserle immensamente
grato, perchč essa č un inestimabile tesoro di modestia, di grazia, di
amabilitā, di devozione, di amore. E quanto pių l'uomo la ama e la
rispetta, tanto pių essa gli si affeziona, e gli č devota, e maggiori e
ineffabili saranno i piaceri che essa gli apporterā, e di tutto farā
per rendere felice l'uomo che le dimostra un vero e sincero amore.

Morali e fisici sono i piaceri che ci procura la donna.

I fisici derivano dalla sua bellezza, dalle sue attrattive che
soddisfano gli occhi nostri.

I morali derivano dalle doti che essa possiede, dalla grazia, dal suo
spirito, dalla dolcezza del suo carattere, ecc. La donna puō
impressionare tutti i sensi nostri, ma principalmente quelli dell'udito,
della vista e del tatto.

Quantunque il senso dell'udito ci procuri minori sensazioni che quello
della vista pure gli armoniosi suoni d'una voce graziosa di donna ci
scendono sempre dolci al cuore. Non si prova forse una squisita
sensazione quando la donna amata ci parla, quando arrossendo ci confessa
il suo amore?.... Allora tutti i sensi sono come soggiogati da una
ebbrezza deliziosa, non si desidera che di sentire ancora la sua voce
melodiosa e soave.

E il senso dell'udito non resta dolcemente impressionato quando una voce
di donna canta una bella romanza e quando le diverse modulazioni e
colore delle sue note esprimono i diversi sentimenti dell'animo suo?

Il timbro della voce d'una donna č generalmente puro e dolce, ed
accarezzando il nostro orecchio, ci fa una impressione gradevolissima.
Perō si da il caso che molte giovinette anche belle abbiano una voce
grossa e rozza, che fa perder loro i pregi e le attrattive fisiche
esterne. Per cui č da raccomandarsi ai genitori di rettificare
possibilmente la voce dei figli loro quando sono ancora bambini per
mezzo di utili esercizi che troveranno nella nostra _Hygične de la
voix_.

Il senso della vista ci procura le pių dolci sensazioni. Č infatti cogli
occhi che si osservano le bellezze della donna, che si ammirano i
contorni delle sue forme eleganti, che si seguono i suoi movimenti
graziosi, che si scorge il suo incantevole sorriso; cogli occhi infine
che si apprezzano le mille attrattive delle quali Natura la regalō.

Il senso del tatto č la sede dei piaceri fisici, inutile č il
dimostrarlo. Infatti quale sensazione č pių dolce di quella che si prova
quando la gentile e morbida mano della donna amata ci accarezza, o
quando questa ci bacia dimostrandoci l'amor suo, la sua devozione?

Guai perō a quegli individui che non hanno abbastanza forza per
resistere alle voluttā dei piaceri fisici! Questa funesta passione č
causa di molti mali morali e materiali; presto le loro forze si
estenuano e se la morte non li colpisce, invecchiati precocemente
conducono una vita misera e amareggiata dall'infermitā.




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                              CAPITOLO IX.

               *Delle aberrazioni o traviamenti d'amore.*

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Tutte le passioni umane vanno soggette a dei traviamenti pių o meno
comuni, ma l'amore offre delle aberrazioni singolarissime. Talvolta si
manifesta con tale energia che inspira perfino paura. Talvolta si tiene
celato fino ad una propizia occasione, e allora si manifesta
pubblicamente.

Generalmente l'amore ha per iscopo il godimento fisico. Quando si trova
rivestito della forma platonica si manifestano delle singolari
aberrazioni, e allora la passione č portata alla frenesia, al delirio.
Gl'infelici che ne sono colpiti destano timore e devono essere rinchiusi
in stabilimenti opportuni.

I traviamenti venerei si manifestano sotto diverse specie, dall'amore
sensuale all'_irritazione genitale_ e all'_uteropatia_.

La prima, propria all'uomo, comprende il _priapismo_ e la _satiriasi_
mali gravissimi che finiscono spesso colla morte.

La seconda, propria alla donna, comprende l'_isterismo_ e
l'_uteropatia_, mali che perō offrono speranza di guarigione.

Fra questi mali gravissimi ve ne sono altri intermedi che sono
perversioni dell'apparecchio nervoso-sensorio.

Vi sono anche, all'incontro, parecchi individui d'un eccessivo rigorismo
per la maggior parte delle donne, e non comprendono la donna che in
mezzo alle ricchezze, all'eleganza, alle dovizie; tutte le altre per
loro sono sciupate e ripugnanti. Ben presto perō la follia
s'impadronisce di essi.

Esistono taluni anche ai quali piacciono le donne alte, altri le
piccole, altri ancora o le grosse o le magre; v'č chi adora la donna dal
colorito vivace, chi ama quella dal viso pallido, ecc.

Vi sono individui pei quali i piaceri sensuali sono la loro principale
occupazione, e cercano qualunque mezzo per soddisfarli, perō sono
frenati abbastanza per nascondere il loro vizio. Questa irritazione
genitale soddisfatta conduce alla _satiriasi_. Si dica lo stesso delle
donne che, soddisfando le loro brame sensuali, vanno incontro
all'_isterismo_ e alla _uteropatia_. Questo sia d'avviso a coloro che
hanno un temperamento tendente all'amore.

Inoltre se lo spasimo venereo č prolungato oltre i limiti possono
derivare infiniti mali, e pur troppo delle convulsioni mortali, e
fors'anche la morte fulminante.

Questi piaceri poi, gustati troppo spesso, ci abbrutiscono, facendoci
svanire le facoltā intellettuali e le forze fisiche, e rendendoci
inutili a noi stessi e alla societā.



                              PARTE PRIMA.

                              *Satiriasi.*


Questa funesta affezione deriva dal temperamento con predominio
genitale, dall'impero dell'istinto brutale sulla ragione, e
dall'irritazione morbosa del sistema nervoso, dell'apparato generatore e
del cervelletto. L'individuo affetto da questa malattia soccombe
indubitabilmente.

Citeremo un esempio.

Il giovanetto Amedeo R..., dotato di un temperamento nervoso-sanguigno
con predominio genitale, si era fin da fanciullo abbandonato ai piaceri
solitari. Ma la sua forte costituzione e la sorveglianza dei genitori ne
scongiurarono i tristi effetti. Uscito perō dalla famiglia potč
abbandonarsi anima e corpo ai piaceri d'amore, bazzicando nelle case di
tolleranza e dandosi in braccio a prostitute. Perfino la morte di suo
padre non giunse a scuotere quest'anima depravata. Lasciō la capitale
per andare a raccogliere l'ereditā, e poi vi tornō sciupandovi pių di
prima patrimonio, salute e onore. Ben presto perō, povero affatto e
cacciato anche dalle donne perdute, cui incuteva spavento colle sue
brutali passioni, si vide costretto per soddisfarle di girovagare pei
luoghi deserti della capitale tra i ruderi e le rovine, dando l'assalto
alle donne che per malaventura vi passavano sole. Ma la polizia seppe
subito arrestarlo, e lo trasse in prigione. Ma da qui fu trasportato
all'ospedale dei pazzi, e ivi legato con ferri, perchč offrė i pių
violenti sintomi di furore genitale.

Fu messo in una gabbia di ferro della quale mordeva le spranghe, e qui
stette come un cane idrofobo per una settimana in preda a convulsioni
tremende. Impossibile fare il ritratto di quest'infelice; pių non era un
uomo, aveva l'aspetto d'una belva arrabbiata, l'espressione di Lucifero.
Infine, dopo sette giorni in preda ad una tremenda ed atroce
convulsione, spirō. Fu una scena orribile. Il guardiano stesso,
assuefatto ed insensibile, non potč trattenere una lagrima!



                             PARTE SECONDA.

                  *Erotismo per soverchia continenza.*


Come gli eccessi _in pių_ sono dannosi alla salute, cosė lo sono anche
gli eccessi _in meno_, perchč distruggono l'equilibrio che deve esistere
fra le diverse funzioni. Infatti, essendo qualunque organo necessario
alla macchina umana, se le funzioni di questo organo sono soppresse o
ritardate, ne deriva un disquilibrio pių o meno profondo. Il solo buon
senso ci dimostra che sarebbe una follia il volere porre un limite alle
leggi naturali. Quindi bisogna usare moderatamente delle cose della
vita, ma non privarsene affatto.

Gli esempi dei mali che provengono da una soverchia continenza sono
raccolti negli annali della medicina, e non potendo qui esporli
indirizziamo il lettore alla nostra _Igiene del matrimonio_.



                             PARTE TERZA.

                           *Follia erotica.*


Abbiamo detto che la _satiriasi_, speciale all'uomo, prende il nome di
_ninfomania_ quando s'impadronisce della donna. I mali che ne provengono
sono i medesimi e le cause sono le stesse, le cause predisponenti
consistono nell'avere un temperamento bilioso sanguigno, nel leggere o
vedere cose oscene, e infine nell'avere amici viziosi e dediti ai
piaceri venerei.

La _ninfomania_ prende alle volte spaventevoli proporzioni, avendo la
donna organi genitali molto sviluppati; allora bisogna legare le
infelici che ne sono affette, perchč squarcierebbero tutti gli uomini
che loro capitassero sotto mano. Per fortuna perō questa forma di
ninfomania č rara, e coloro che ne sono colpiti o guariscono per mezzo
di una rivoluzione nel temperamento loro, o muoiono fra le convulsioni
della febbre erotica.

Vi sono perō diverse gradazioni di ninfomania, ma il pudore e la
vergogna fanno sė che le donne affette nascondino i loro trasporti
nell'ombra e nel mistero.

Quando la ninfomania assale fortemente le donne, queste cadono in
convulsioni alla vista di un uomo. Il viso loro č orribile a vedersi,
perchč tutti i muscoli si contraggono in un ironico sorriso, gli occhi
scintillanti, la voce rauca ed acuta, le membra scricchiolanti denotano
il loro spasimo e il loro dolore.



                             PARTE QUARTA.

                    *Follia erotica intermittente.*


                               RACCONTO.


Vive una giovane che all'etā di 23 anni offriva i pių singolari
contrasti di lubricitā e di pudore. Ciascun mese essa era in preda alla
crisi ninfomaniaca che durava cinque o sei giorni, e durante questo
tempo sentiva un insaziabile desiderio dei piaceri venerei.

Quando la crisi era passata si vergognava degli eccessi che aveva
commessi, e camminava a testa bassa per paura che le si leggesse in viso
il vergognoso difetto che la degradava.

Impiegō tutti i mezzi sedativi ed antivenerei, ma invano. Due anni durō
questo stato. Alla fine del secondo per fortuna ingravidossi; dico per
fortuna, perchč da quest'istante in poi le crisi erotiche pių non si
manifestarono. Diede alla luce una bella bambina. L'amor materno soffocō
qualunque altro sentimento. Essa vive ritiratissima, riponendo tutte le
sue gioie, i suoi affetti, le sue speranze nella sua creaturina, che ama
profondamente.

Molte volte il triste ricordo dell'obbrobrioso passato le si affacciava
alla memoria, ma ella lo cacciava da sč, e ritraeva novello e vigoroso
coraggio da un bacio della sua bambina.

E questa donna vive ancora, quantunque sempre triste, cercando di
espiare il passato con una vita esemplare e ritirata.

Eccovi in breve le diverse affezioni erotiche che affliggono i due
sessi. L'unico consiglio che possa darvi si č quello di chiamare lo
aiuto di un medico rinomato appena se ne sentano i sintomi. Un giorno
che si ritardi potrebbe causare gravi crisi e forse anche la morte.



                             PARTE QUINTA.

       *Norme igieniche contro le aberrazioni dell'amor fisico.*


Per preservarsi dalle malattie suaccennate, bisogna avere delle
precauzioni e perseveranza. La prima norma č quella di allontanare da sč
il predominio generale all'irritazione prima che questa si dichiari
negli organi genitali.

I genitori devono avere cura della condotta e delle tendenze del figlio
loro, dipendendo queste malattie dal temperamento del giovane. Se
riconoscono l'esistenza della predisposizione dovranno senza indugio
consultare un medico.

Le norme igieniche da osservarsi per combattere l'irritazione genitale
riguardano la alimentazione, e richiedono la ginnastica.

Si sottoporrā il giovane ad un regime alimentare basato sopra lo stato
della sua salute e delle sue forze.

Se č d'un temperamento robusto, gli si prescriveranno carni bianche,
fecule, latticinii, erbaggi, sostanze povere di succhi nutritivi; gli si
proibiranno le bibite eccitanti, dandogli invece quelle che rinfrescano.

Se invece č d'un temperamento debole, gli si ordinerā il brodo di carne,
l'arrosto di bue, vitello, pollo, e specialmente dell'eccellente
cioccolatte, e per bevande le acque zuccherate, aromatizzate, le
infusioni leggiermente toniche, per esempio la camomilla, il tiglio,
l'acqua di fior d'arancio e simili.

Si dovrā in seguito sottoporre il soggetto ad esercizi ginnastici, al
ballo, all'equitazione, al giuoco della palla, del bigliardo, ecc., e
qualunque altro esercizio o giuoco che richiegga uno sforzo muscolare,
cosė si riporterā sul tronco quella forza che č in eccesso negli organi
genitali.

Se questi mezzi fossero vani, e le tendenze erotiche non diminuissero,
si ricorrerā alle medicine ed agli altri mezzi sedativi ed antivenerei.
I salassi, le bevande rinfrescanti e debilitanti abbattono
l'irritazione. Ma il regime alimentare trionfa su tutto. Noi abbiamo
dimostrato questo ad evidenza nella nostra _Hygične alimentaire_, e
infatti coll'alimentazione non solo si possono sradicare le malattie, ma
perfino mutare la costituzione dello individuo.




                           ================

                              CAPITOLO X.

                     *Igiene dei piaceri venerei.*

                           ================



                              PARTE PRIMA.


I piaceri dell'amore gustati con prudenza e moderazione servono come
tutte le altre funzioni vitali a mantenere la nostra salute. Invece gli
eccessi la sciupano, e sono causa di gravissime malattie. Quegli
spensierati giovani che si abbandonano con trasporto alle snervanti
voluttā d'amore, e si vantano coi loro amici di poter pių volte
rinnovare la fatica d'Ercole, non sanno che la loro spavalderia ed
imprudenza attenterā alla loro salute, alle loro facoltā mentali e che
prepara loro una vecchiezza precoce.

Quando i primi desiderii si manifestano bene sarebbe d'ammogliarsi. Ma
da noi pur troppo non č cosė, perchč si prende moglie quando si č giā
avanzati in etā e quando si ha davanti la prospettiva d'una bella dote.

E pur troppo i desiderii, che giā sono abbastanza forti, devono essere
soddisfatti. Pur troppo, dico, perchč per soddisfarli bisogna gettarsi
in braccio alle donne pubbliche!

Giovani, siate per lo meno sobrii se dovete abbandonarvi a questi mezzi
estremi!

Le prostitute sono a temersi, perchč appartenendo esse a tutti gli
uomini che le pagano, possono facilmente incalzarsi varie malattie
sempre gravi, perchč infettano il sangue, e fra le tante la pių grave
che č la _sifilide_. Guai a colui che ne č colpito, perchč il _virus_
non solo appesta l'affetto senza speranza di guarigione, ma si trasmette
anche alla prole innocente.

Voi, giovani, pensate ai mali che vi possono danneggiare varcando la
soglia di una casa di prostituzione, non dispregiate questi consigli,
pensate che la vergogna ed il rimpianto succedono sempre alle ore
dell'orgia.

Eccone un esempio.


                               RACCONTO.


Un giovane di 24 anni Alfonso Du..., figlio d'agiata famiglia, aveva
abbracciato la carriera di commerciante. Primo commesso di una delle
principali case della capitale, era ben veduto da tutti, perchč amato e
stimato da' suoi superiori e da quelli a lui sottoposti.

Da parecchi anni conviveva con una donna, ma l'aveva circondata da tanto
mistero che nessuno poteva immaginare questo fatto. Ma avuti dei
dissensi con essa, erano giā quattro giorni che pių non la vedeva,
quando una sera in compagnia di tristi amici varcō la soglia di un
postribolo. Mai non l'avesse fatto. Ne uscė col germe di una malattia
che amareggiō la sua esistenza. S'affidō ad un medico, ma dopo due mesi
la malattia peggiorō, e l'infelice si vide perduto. Le glandole erano
oltremodo gonfie, gli cadevano i capelli a ciocche, la pelle gli si
copriva di pustole, il _virus_ straziava orribilmente il povero Alfonso.

Fortuna volle che un suo amico lo condusse da un celebre medico, il
quale, pur non nascondendogli la gravezza del suo male, gli promise la
guarigione se adottava il suo sistema. Alfonso seguė infatti tutte le
istruzioni del bravo medico, e dopo 10 mesi si credette libero dal
_virus_ che l'infettava. Infatti egli si sentiva tanto bene che dopo due
mesi pensō a prender moglie. Il medico non glielo permise, dicendogli
perō che poteva ammogliarsi senza pericolo di trasmettere la malattia ai
figli dopo due anni. Alfonso ebbe tanta costanza di aspettare a sposarsi
passati i ventiquattro mesi ed ebbe anche la consolazione di avere un
figlio. Esso crebbe robusto sino al ventesimosesto mese, nel quale fu
colpito da un'oftalmia purulenta. Questa guarita, il male si trasportō
all'orecchio e alla bocca. Insomma aveva ereditato il male paterno. La
povera creaturina rimase mingherlina per tutta la sua infanzia.

Sorte migliore non ebbe il secondo figlio, epperō la sua costituzione
rimase egualmente molto gracile.

Alfonso, desolato, decise di non aver pių figli, per non avere il dolore
di vederli sopportare le conseguenze de' suoi trascorsi.

Povero giovane! Egli condusse poi una vita trista, pensando che i suoi
due figliolini un giorno gli rinfaccierebbero le amarezze della loro
esistenza! Ancora qualche anno vegetō piuttosto che visse, e morė di
dolore e di crepacuore!

Lettori, che questo fatto vi sia d'esempio. Pensate a tutte le
conseguenze prima di gettarvi fra le braccia d'una cortigiana.



                             PARTE SECONDA.


Credo utile di riassumere in questo capitolo alcuni precetti
risguardanti i piaceri dell'amore.

L'unico consiglio per conservare a lungo la propria salute č di gustare
con moderazione i piaceri venerei. Gli eccessi prostrano il nostro
fisico ed estenuano le nostre forze. L'unico mezzo per rendere il
piacere pių vivo č di gustarlo raramente.

Inoltre č male abbandonarsi alle voluttā d'amore dopo il pasto, perchč
tale voluttā, turbando la digestione, puō essere causa di soffocazioni,
di svenimenti e fors'anche di apoplessia.

Dopo una lunga corsa od esercizi che richiedono spreco di forze fisiche.

Quando si ha qualche organo ammalato, si prova un malessere generale,
perchč il coito non farebbe altro che accrescere il male.

Si debbono scansare o reprimere i desideri immoderati, o i trasporti
troppo focosi, perchč logorando rapidamente la macchina umana ci possono
essere funesti. Coloro che hanno stomaco debole, e che sono disposti
alle affezioni polmonari sono generalmente inclinati a siffatti piaceri,
dovranno dunque fare ogni sforzo per frenarsi, perchč le voluttā
sensuali precipitano i battiti del cuore, producono delle congestioni ai
polmoni, che sono sempre funeste per chi tende alla tisi.

Quando l'appetito venereo fu soddisfatto, oppure quando č assopito
naturalmente, č sempre dannoso alla salute il ridestarlo con mezzi
morali o fisici, perchč bisogna concedere agli organi genitali il loro
istante di riposo. E cosė dicasi di tutti i mezzi usati dagli impotenti.

Č male gustare in piedi i piaceri dell'amore, perchč lo spasimo venereo,
cagionando una forte tensione dei muscoli degli arti inferiori che giā
portano il peso del corpo, li affatica oltre misura. Le conseguenze non
si manifestano istantaneamente, e fin che si č giovani e robusti non ci
si bada, ma ben se ne accorge quando, vecchi, le gambe, ricusando il
loro ufficio, domandano l'aiuto del bastone, e si affaticano per un
nonnulla, di maniera che la stanchezza vi accompagna perfino a letto.

Male č ripetere il coito pių volte, perchč scuote il sistema nervoso ed
esaurisce le nostre forze. Per lo meno tra un accostamento e l'altro č
bene lasciare l'intervallo di un giorno.

L'impotenza si riscontra specialmente nei beoni, perchč il loro sangue
fu riscaldato da liquori, da vivande aromatiche, da idee lubriche, che
accelerano i moti del cuore ed irritano il cervello.

Puō derivare anche da un'alimentazione povera, debilitante, dal regime
latteo o esclusivamente vegetale e dall'uso delle bevande acide.

Siccome le perdite della donna sono minori di quelle dell'uomo, cosė
essa puō ripetere il coito pių volte, ma perō č bene se ne astenga,
perchč č provato che quelle che ne abusano vanno soggette alle tristi
affezioni delle ovaie, della matrice, qualche volta anche al cancro.

Dunque, riassumendo, diremo:

L'assoluta continenza, come l'incontinenza della voluttā d'amore, sono
due estremi riprovati dalla natura e dalla ragione.

Infatti se la continenza č conservata strettamente č causa d'una sequela
di malattie e di acciacchi, e qualche volta dā luogo alle allucinazioni
oscene, alla follia, al delirio erotico.

L'incontinenza o gli eccessi, come abbiamo veduto logorano
istantaneamente la salute, e sono causa di sterilitā. Č il libertinaggio
che produce quegli esseri che poi crescono gracili e sparuti; č il
libertinaggio che riempie le sale degli ospedali di infelici che
aspettano la morte come fine dei loro mali. Giovani, guardatevi dagli
eccessi delle voluttā sensuali; essi conducono spesso alla morte.




                            ================

                              CAPITOLO XI.

                     *Etā virile e i suoi piaceri.*

                            ================



                              PARTE PRIMA.

                              *Virilitā.*


La virilitā č l'epoca pių lunga della vita umana, poichč comincia
qualche anno dopo della pubertā, e finisce giunti alla prima vecchiaia.

Questa č l'epoca la pių felice della vita di colui che non č stato
deteriorato dagli eccessi giovanili, dalle malattie o dalla privazione.
Č l'epoca in cui tutti i sogni giovanili ci lasciano, nella quale la
riflessione prende il loro posto, e la realtā si presenta senza tante
illusioni ai nostri occhi oramai fatti esperti. Una rivoluzione fisica e
morale si č operata nel nostro organismo. L'amore scema per dar luogo ad
un affetto profondo, a una sincera devozione. L'amicizia diventa un
bisogno, e getta nel nostro cuore profonde radici. Č in questo periodo
che i gusti diventano pių serii e ragionati, e che l'uomo tende a
procurarsi una stato degno di lui nella societā. Questa č l'epoca dei
lavori utili, nella quale i piaceri sono meno strepitosi, ma pių vivi,
nella quale non si gustano le distrazioni se uon quando si hanno
adempiti ai doveri di cittadino, di marito, di padre! Di marito e di
padre, dico, perchč in questi anni l'uomo si cerca una sposa buona e
gentile, e la donna un compagno laborioso ed onesto. Questo passo č il
pių importante della vita, e la prudenza di usare prima di stringere il
nodo coniugale non č mai troppa, perchč da questa unione dipende la
nostra felicitā o la nostra sventura.

Ho detto che una grande rivoluzione si č operata nel morale
dell'individuo; infatti esso non obbedisce come da giovane alle prime
impressioni, ma si lascia guidare dalla ragione e dall'esperienza. Prima
di intraprendere una speculazione riflette, la guarda da tutti i suoi
lati, e se la trova dubbia vi rinunzia per non esporre i suoi beni,
giacchč egli č responsabile anche del benessere della sua famiglia.
Cerca qualunque mezzo onesto di arricchire, perchč le ricchezze
acquistate da giovane servono nella tarda etā ed all'educazione dei
figli suoi.

Il marito deve essere pių sobrio che il celibatario nei piaceri
dell'amore e condurre una vita pių regolata di questi, perchč i figli
che procurerā saranno pių belli e rigogliosi.

Č oramai provato che le qualitā fisiche e morali del padre si
trasmettono direttamente ai figli, per cui quanto pių il padre godrā
una florida salute, tanto pių il figlio crescerā forte e robusto. Č
dunque necessario per un padre che senta il proprio dovere, che abbia a
dar vita ai figli che diverranno utili alla patria, stante che ciō sta
per tre quarti in suo potere. Dovrā perciō consultare varii libri che
trattano della procreazione, fra i quali anche la nostra _Hygične du
mariage_.



                             PARTE SECONDA

                             *Etā matura.*


L'etā matura non č che la continuazione della virilitā, quindi tutte le
qualitā che in quell'epoca giā germogliavano ora prendono vita e si
manifestano. Infatti questa č l'epoca la pių pratica della vita. Č
l'epoca nella quale si cercano avidamente le ricchezze, le cariche, gli
onori, nella quale l'uomo si occupa con ardore per aumentare il proprio
benessere e stabilirsi una fortuna. Quando i mezzi che egli adopera per
giungere al suo fine sono onesti, allora non si puō che applaudire, ma
pur troppo non tutti li impiegano. Questi, quantunque dispensino oro,
dovunque passano, dovrebbero essere disprezzati! Ma non lo sono; l'oro
accieca gli occhi del volgo, e purchč gli si dia denaro non svela le
macchie che intaccherebbero l'onore di questi ricchi. Ai nostri tempi la
potenza del danaro č sė grande che con esso si acquista persino l'onore!



                              PARTE TERZA.

                       *Piaceri dell'etā matura.*


Siccome nell'etā matura il cerchio delle relazioni č pių largo che
durante la giovinezza, cosė i piaceri saranno pių numerosi, perchč
maggiori saranno anche le soddisfazioni.

Perō le inclinazioni ed i gusti dell'uomo in questo periodo si sono
cangiati. L'ardore giovanile che lo animava nelle sue partite di piacere
č scomparso. Gioie pių calme e meno effimere sottentrarono a quelle
folli e strepitose. Ancora gli piacciono i divertimenti, i solazzi, i
passatempi, ma pur godendoli, ha sempre innanzi agli occhi il fine de'
suoi desiderii. In quest'epoca c'č molta varietā di piaceri a seconda
del diverso grado che si occupa nell'umano consorzio.

Pel commerciante i prosperi e lucrosi affari sono fonti di piacere, come
le fortunate speculazioni pel capitalista, un isperato raccolto per
l'agricoltore, un'abbondante messe per l'affittaiuolo, ecc.

Non č forse un'immensa gioia per uno scrittore che una sua opera ottenga
un favorevole successo? Per un poeta, per un pittore sapere che il suo
nome vola di bocca in bocca accompagnato da elogi e ammirazione? Non č
forse una gioia sincera quella dell'impiegato, del soldato che avanza di
grado, che si rende superiore ai compagni per la sua abilitā?

E lo scienziato che dopo un faticoso studio e un indefesso lavoro giunge
ad ottenere una scoperta che renderā un immenso servizio all'umanitā non
prova nell'anima una calda soddisfazione, una gioia ineffabile? Infiniti
sono i piaceri di questo genere, che potrei enumerare, sempre graditi
agli uomini eletti.

Gli onori, le decorazioni, le distinzioni, ecc. sono quelle che
solleticano vivamente l'amor proprio dell'uomo di questa etā. Il piacere
che si prova giungendo in possesso di una decorazione, per esempio, č
tanto pių grande quanto maggiori furono le difficoltā che si
sorpassarono per arrivarvi. Perō bisogna guardarsi da questi generi di
piaceri, perchč alle volte si provano delle disillusioni e degli acerbi
disinganni, vedendo onorato chi non ne ha punto i meriti e vedendo sč
dimenticati. Ma non affliggetevi per questo, chč il merito e la virtų
sempre sono ricompensati!



                             PARTE QUARTA.

                      *Piaceri paterni e materni.*


Nell'etā matura i piaceri della tavola sono pių sentiti e pių ricercati,
perchč quivi generalmente l'uomo laborioso riposando delle fatiche
giornaliere, prova i pių cari piaceri della famiglia. Č infatti a tavola
che il padre di famiglia si trova circondato dai suoi cari figliuoletti,
e quando l'appetito non manca a nessuno, il pranzo č allegro e
chiassoso, perchč in quest'ora in cui tutti sono riuniti si raccontano
le cose della giornata, e generalmente l'allegria regna tra la
famigliuola. Il pranzo del celibe invece č privo di tutta questa gioia
sincera, anzi č il pių delle volte freddo e melanconico, perchč il suo
cuore non si apre alle dolcezze infinite che procurano una moglie
affettuosa e dei vispi fanciulletti.

Gioia e piacere maggiore provano il padre o la madre quando ricorre il
santo del loro nome, perchč i figli lor fanno a gara a preparare loro
mille sorprese, che loro attesti il loro affetto e la loro riconoscenza.
E questi sono piaceri vivi, che scendono soavi al cuore, e vi lasciano
traccie indelebili, sono piaceri che sorpassano di lunga quelli che si
gustano al teatro, a un ballo, ad un festino, sono piaceri infine che
non puō immaginare se non chi ha moglie ed č padre di figli amorosi ed
educati.



                             PARTE QUINTA.


L'uomo prudente che desidera una vecchiaia esente da infermitā deve
essere in particolar modo sobrio dei piaceri dell'amore dai 40 ai 50
anni, perchč, sebbene l'uomo si trovi ancora forte e robusto, pure,
essendo la perdita di fluido nerveo piuttosto copioso, cosė ne deriva un
indebolimento muscolare, e alle volte un malessere non si ripara che col
tempo e talora imperfettamente. Dalla sua nascita sino ai 40 anni le
funzioni organiche dell'uomo crescono crescono, poi rimanendo un po'
stazionarie, decrescono sensibilmente.

Come nelle altre etā l'amore č un grato piacere, cosė lo č anche
nell'etā matura, ma il marito non ha per iscopo dell'amore il solo
piacere. Esso pensa alla prole, perchč in questa etā la si desidera
ardentemente.

Ripeteremo dunque che l'uomo ammogliato deve essere pių che mai sobrio
dei piaceri d'amore, perchč questi diminuiscono le sue forze fisiche ed
intellettuali, delle quali pių che mai abbisogna, e perchč deve sentire
il dovere di procreare figli forti e robusti, e se il suo corpo č
sciupato gli esseri a cui darā la vita saranno pure deboli e gracili.
Infatti č oramai provato l'ereditorietā delle qualitā fisiche e morali
del padre, e se quest'opera lo permettesse si potrebbero citare mille
esempi a testimonianza.

Ripetiamo dunque per conclusione che coloro i quali nella giovinezza
fuggono gli eccessi e i disordini, godono nella virilitā maggior numero
di piaceri.




                           ================

                            CAPITOLO XII.

                        *Nubilitā--Etā matura.*

                           ================


Quantunque i piaceri della donna sieno meno numerosi e svariati di
quelli dell'uomo, pure non sono meno vivi, anzi le donne li sentono
maggiormente e pių profondamente di noi.

Il sogno della giovinetta č di potersi unire con un nodo indissolubile
all'uomo che ama, che ha fatto sossultare il suo cuore, e di poter
legittimare il suo amore col matrimonio. E il giorno di nozze rimane
sempre scolpito nel suo cuore come un lieto e sacro ricordo.

La gioia della giovane sposa sempre pių si aumenta quando ella sentirā
portare nel seno il frutto del suo amore, perchč presto avrā la
consolazione di sentirsi chiamare col dolce nome di madre! Nulla č pių
dolce infatti per una donna di vedersi circondata da una corona di
figliuoletti vispi e graziosi.

La donna incinta negli antichi tempi era stimata ed onorata da tutti.
Presso i Romani e presso i Greci si prodigavano tutte le cure le pių
amorose. La condizione non influiva nulla, la donna incinta aveva la
preminenza su tutti, perchč essa doveva dare alla patria un cittadino di
pių.

I Greci si alzavano rispettosamente all'avvicinarsi di una donna in
istato di gravidanza, e anche oggi la societā civile prodiga le pių
minuziose attenzioni alla donna che sta per diventare madre di famiglia.

Voi donne che non avete scelto un compagno, se comprendeste le soavi
gioie della maternitā, sono sicuro che invidiereste colei che tiene fra
le sue braccia un bambinello vezzoso, che lo nutre col suo latte, che lo
bacia, che lo accarezza, e per ricompensa vuole da lui un sorriso che
dimostri la sua contentezza. Non si possono descrivere con parole le
emozioni, le gioie che puō provare una madre, emozioni sempre dolci,
gioie sempre ineffabili.

Il marito poi, quantunque abbrutito dai vizii, prodiga alla moglie
incinta le attenzioni di cui egli č capace. La gravidanza dunque č
l'epoca pių importante della vita femminile.




                           ================

                            CAPITOLO XIII.

                       *Igiene dell'etā matura.*

                           ================


L'igiene di questa etā comprende le azioni della vita fisica e morale,
ma principalmente sulle tendenze essa deve apportare i suoi consigli.

Come giā abbiamo accennato, ciō che si impadronisce dell'uomo a questa
etā č l'ambizione e la vanitā. Č infatti in questa etā che l'uomo
ambisce alle cariche, agli onori, alle ricchezze, alle distinzioni.
Questa passione se non oltrepassa i limiti č di vantaggio all'uomo,
perchč gli dā il coraggio e il desiderio di sopportare e di riescire.

Ma se tale passione oltrepassa i limiti, allora č dannosa e rende
all'individuo che č assalito la vita pesante e penosa. Č allora che il
desiderio di possedere ricchezze, di acquistare una fortuna, si
impossessa di lui e gli resta nella mente come un'idea fissa. Si
combatta dunque questa passione al suo nascere, si cerchi qualunque
mezzo per soffocarla, perchč la _tendenza all'acquisivitā_, spinta
all'eccesso, puō diventare _avarizia_, e all'avarizia va sempre unita
l'invidia, questa passione che rode sordamente l'animo dell'uomo, e che
sempre cresce e mai non gli lascia riposo.

Tuttavia anche quando questa passione si č impadronita di noi non
bisogna mai disperare, perchč con forza d'animo si puō sradicarla dal
cuore. I mezzi che si suggeriscono sono i soliti che distruggono il
nostro spirito, e ci offrono nuovi piaceri. Tali sono la caccia, la
pesca, la scherma, i viaggi, l'equitazione, ecc.

I piaceri che in questa etā predominano sono i piaceri della tavola.
Abbiamo giā detto che l'individuo giunto a questa etā ricerca tutte le
vivande le pių piacevoli e i vini pių squisiti, perchč questi piaceri
sono quelli che maggiormente rallegrano l'individuo. Questi piaceri,
gustati moderatamente, sono di vantaggio all'uomo, perchč gli procurano
distrazioni e gioie, essendochč si riunisce in liete brigate d'amici e
di compagni.

Ma se questi piaceri occupano troppo la mente dell'individuo, allora
degenerano nella ghiottornia, vizio che, oltre all'essere sprezzato da
tutti, puō nuocere immensamente alla salute. L'abuso delle vivande
stuzzicanti e dei liquori sono cagioni di gravissime infermitā che,
sviluppandosi presto o tardi, sono perō d'una gravezza talora
irrimediabile.

Le bevande alcooliche in ispecie portano un immenso danno al sistema
nervoso, e producendo sconcerti nel cervelletto, intorpidiscono
l'intelligenza dell'individuo che ne abusa, rendendolo vecchio prima del
tempo e inutile a sč stesso ed alla societā.

Con tutto ciō perō io non biasimo gli allegri pranzi di famiglia, perchč
sono essi mezzi eccellenti per far nascere le gioie sė pure e sė sante
come quelle dell'amicizia. Perō ricorderō ancora che coloro che sono
ingordi e mangiano pių del bisogno diventano stupidi, sonnacchiosi,
pigri, vanno soggetti a malattie infiammatorie e possono con tutte le
probabilitā essere colpiti d'apoplessia.

Gli uomini dovrebbero fare come fanno gli animali; mangiare e bere
solamente quando hanno fame e sete, e non stuzzicare l'appetito per
gustare gli squisiti cibi e le delicate vivande. Fin che si č giovani la
costituzione č robusta, e non sente le tristi conseguenze degli eccessi,
ma giunti all'etā matura gli organi, trovandosi logorati, non prestano
intiero il loro ufficio, e troppo tardi si rimpiangono i bagordi
trascorsi.




                            ================

                             CAPITOLO XIV.

                           *Prima vecchiaia.*

                            ================


La prima vecchiaia comprende nell'uomo il periodo dai 50 ai 65 anni,
nella donna dai 45 ai 55. Periodo poi che in ambo i sessi varia in pių
od in meno a seconda della costituzione dell'individuo che gli fu
trasmessa dai genitori.

Questa etā č per taluni piena di acciacchi, per altri scorre limpida e
serena. Č in questa epoca che si manifestano tutte le tristi conseguenze
degli eccessi giovanili, č in questa epoca che si riprovano tutti gli
abusi ed anche le soverchie continenze.

Se invece nella giovane etā l'individuo ha condotto una vita regolare,
ed i disordini ed i vizi non hanno logorato i suoi organi, allora la
prima vecchiaia puō essergli grata, perchč ancora puō provare varii
piaceri. Quando perō l'etā del declino arriva si devono raddoppiare le
attenzioni e le cure, perchč il minimo eccesso č in questa etā fatale.

I piaceri che si provano in questa etā non sono molto variati, perchč a
60 anni si affatica facilmente. Si cerchino quindi quei piaceri che
richiedono minor spreco di forze muscolari. Si abbandoneranno dunque le
passeggiate lunghe, le partite di caccia, di pesca, di campagna. Si
cercheranno invece le riunioni d'amici nei caffč o nei _clubs_, i
concerti; si frequenteranno i teatri, le accademie musicali, le case
private, le distrazioni artistiche.

Questa č l'etā nella quale si attende con pių pazienza ai lavori non
faticosi. Per un pittore od uno scultore questa č l'etā nella quale pių
diligentemente attende ai suoi artistici lavori.

Nelle lunghe sere d'inverno questi buoni vecchietti cercano di scacciare
la noia facendo una partitina agli scacchi, alle carte, a dama o a
dominō.

Inoltre il piacere pių sviluppato in questa etā č quello della tavola.
In quest'epoca perō non si bada alla quantitā ma specialmente alla
qualitā del cibo, e al vecchio piace immensamente di vedersi davanti una
tavola bene imbandita e ama gustare un po' di molti cibi squisiti. Si
guardi perō il vecchio dalla ghiottornia, perchč una sola indigestione
puō essergli fatale. Siate dunque prudenti, perchč anche il proverbio
dice: _Chi pių mangia meno mangia_.




                            ================

                              CAPITOLO XV.

                    *Dell'erotismo nella vecchiaia.*

                            ================


Quando l'individuo, uomo o donna, č giunto alla vecchiaia deve astenersi
assolutamente dai piaceri che procura l'amore.

Quantunque la facoltā riproduttrice occupi la pių gran parte della vita
umana, pure finisce al cominciare della vecchiaia, ossia verso i 60 o 65
anni. Le forze dell'uomo verso questa etā sempre pių diminuiscono, e per
lo pių anche i suoi desiderii. Cosė vuole natura. L'imprudente che
osasse infrangere queste leggi si troverebbe ben presto pentito, perchč
andrebbe incontro ad amare disillusioni. E pur troppo si č constatato
che in questa etā i desiderii si ridestano in molti con una insolita
forza, e si mantengono con una certa costanza nella mente del misero che
ne č assalito. Questo, invece di accarezzare e secondare tali desiderii,
deve fare di tutto onde allontanarli da sč. E pur troppo nella
maggioranza dei casi ciō non avviene. Il vecchio che č assalito da
questi nocivi desiderii, cerca ogni mezzo per poter soddisfarli e per
ristabilire la sua attitudine genitale. Infelice! esso forse ignora il
danno che da ciō deriva. Esso forse ignora la malattia, gli acciacchi
che lo assaliranno, conseguenze di questa insana passione. Ebbene legga
attentamente queste poche righe, e se ragiona si asterrā per sempre dal
gustare i piaceri dell'amore.

Ogni sacrifizio che il vecchio dedica all'amore č una parte della
salute, della sua stessa esistenza che da lui sen fugge. Di pių il
vecchio che si abbandona ai piaceri venerei subisce un enorme
disperdimento di fluido nerveo, e siccome questa perdita non si puō
riparare come in gioventų, ne deriva che lo individuo resta abbattuto
per settimane intere. L'abuso poi produce delle laboriose digestioni,
delle notti insonni, delle tremende infiammazioni alla vescica e mille
altre malattie che conducono l'individuo alla tomba. Si guardi bene da
ciō il vecchio, perchč se coltiva la sua lubrica immaginazione puō
essere colpito da quella schifosa malattia che abbiamo precedentemente
descritta: _la follia erotica_!




                           ================

                            CAPITOLO XVI.

           *Prima vecchiaia, sue distrazioni e suoi piaceri.*

                           ================


Anche la prima vecchiaia che, come abbiamo giā detto, corre dai 60 ai 70
anni, puō offrire i suoi piaceri e le sue distrazioni. Il vecchio che č
arrivato a questa etā senza aver abusato delle cose mondane, senza
essere in preda a dolori e ad afflizioni morali, e che si trova in
condizioni agiate, puō condurre una vita abbastanza felice,
accontentandosi del proprio stato, e cercando le distrazioni proprie
alla sua etā.

Questa per chi ha lavorato per tutta la vita č un'epoca di riposo, č
un'epoca nella quale, non essendo pių soggetto agli usi del mondo, puō
condurre una vita indipendente e gustare la sua libertā.

Questa etā riesce pių ricca di distrazioni per colui che ha avuto la
fortuna d'istruirsi. Infatti quale migliore distrazione della
conversazione per un vecchio? Quale maggior passatempo di discutere su
mille cose tra parenti e amici?

La conversazione in generale č piacevole pel vecchio, perchč egli ama
riandare coi suoi amici d'infanzia sulle cose passate, sugli
avvenimenti, sulle peripezie comuni della giovinezza; ed ora che si č
divenuti pių riflessivi, si considerano attentamente le scapate
giovanili, e se ne cavano utili avvertimenti per la gioventų nascente.

Anche la lettura offre un gradevole passatempo pel vecchio istruito,
perchč non solo trova diletto nella lettura dei giornali, ma anche nelle
produzioni letterarie rinomate, e si compiace di vedere i progressi
nelle arti e nelle scienze. In questa etā si apprezzano quei lavori
classici che da giovani si trascuravano, e si leggono e si analizzano
con piacere.

Ma il pių dolce piacere che il vecchio possa provare si č quello del far
del bene. E per far ciō non occorrono le ricchezze; un consiglio, un
saggio avvertimento, una correzione a tempo possono apportare pių utili
frutti che una manciata d'oro. Il far del bene non consiste solo, come
molti lo credono, di distribuire elemosine quā e lā dove la miseria fa
strage; vi sono infelici che muoiono di fame piuttosto che abbassarsi a
domandar l'elemosina. Il vecchio che ama di vedersi venerato e amato da
tutti deve andare egli stesso a visitare gli ammalati, a soccorrere i
poverelli; in persona deve penetrare nei pių oscuri bugigattoli,
incoraggiare il misero, procurargli un utile lavoro, asciugare le
lagrime agli orfanelli. Egli deve cercare di mantenere la pace ovunque
egli possa, egli deve avviare i giovani sulla retta strada del buono,
del bello, del vero; egli deve cercare di lenire i dolori, calmare gli
affanni! Egli insomma deve mettere la sua esperienza a profitto di quei
poverelli che si trovano in condizioni d'abbisognarne. Cosė facendo egli
sarā da tutti benedetto, i suoi protetti e i suoi beneficati pregheranno
per lui l'Ente Supremo. La sua vita trascorrerā lieta e serena,
l'orizzonte sempre azzurro gli arriderā sempre, non una nube offuscherā
il suo avvenire e camminerā verso la tomba su un allegro cammino coperto
di fiori. La sua coscienza sarā pura e tranquilla, un'interna
soddisfazione lo renderā contento perchč tutti lo mostreranno a dito,
come il benefattore dei poveri, il consolatore degli afflitti. E quando
Iddio lo chiamerā a sč, egli morrā rimpianto da tutti i suoi protetti,
che rimanderanno il suo nome ai posteri a eterna memoria della loro
sincera gratitudine e riconoscenza.




                           ================

                            CAPITOLO XVII.

                          *Seconda vecchiaia*

                           ================



                              PARTE PRIMA.


La seconda vecchiaia comincia nel 70° anno, e finisce verso il 79° anno
pių anno meno e seconda della costituzione del regime e della condizione
sociale dell'individuo. Questa etā, secondo i fisiologi, sarebbe la
penultima della vita umana, ma č ben raro che l'individuo che raggiunga
questo periodo sia ancora in buona salute, perchč di rado un giovane si
mantiene lontano dai vizi e dagli abusi.

Gli svaghi e i passatempi di questa etā sono affini a quelli della
precedente, solo che diventano molto pių rari.

Il vecchio a 70 anni desidera la quiete, il riposo. Le distrazioni che
ancora gli rimangono sono la compagnia di un amico d'infanzia, la
tavola, la pipa o la tabacchiera.

Ciō che a un settuagenario torna molto caro e gradito č il discorrere
della sua gioventų, delle sue avventure, delle sue buone azioni, e una
debolezza comune a tutti i vecchi č quella di sentirsi lodare.

Un altro piacere speciale a certi individui č quello di ammassare
ricchezze per paura che abbia loro a mancare il necessario, anche quando
hanno denaro pių del bisogno. Coloro poi che furono prodighi in gioventų
sono ora tanto pių parchi ed economi. Qualitā del resto che _gli eredi_
trovano buona quando il vecchio non si assoggetti a privazioni.



                            PARTE SECONDA.

               *Dell'abitudine e della noia dei vecchi.*


Pei vecchi settuagenari l'abitudine č divenuta una necessitā, una
propensione irresistibile della loro esistenza che bisogna guardarsi
bene dal contrastare, perchč ne potrebbe derivare uno sconcerto nel
debole organismo dell'individuo. Nei vecchi le abitudini si verificano
su tutte le cose e su tutte le circostanze della vita. Inutile č
l'enumerare tutte le occupazioni, gli svaghi dei quali un vecchio puō
formarsi un'abitudine. Diverse sono a seconda del suo grado, della sua
posizione sociale. Cosė puō riscontrarsi l'abitudine di alzarsi e
coricarsi ad una data ora, di fare quella data passeggiata, quella tale
visita, di frequentare una conversazione, un caffč, ecc.; abitudini che
se gli sono contrariate, il vecchio diventa irascibile, si inquieta e si
attrista. E infatti č evidente. Il poveretto a quest'etā, non potendo
gustare certi piaceri, non potendo avere altri svaghi, si attacca
vivamente a questi ultimi passatempi che gli rimangono per non restare
solo e non lasciarsi sopraffare dalla _noia_.

La noia infatti č uno dei principali nemici della nostra salute. La noia
colpisce il nostro fisico e il nostro morale. Essa ci abbatte e ci
annichilisce rendendoci incapaci di operare con saggia energia. Ciō che
mantiene viva ed animata la vita nostra č la speranza di raggiungere un
fine che abbiamo concepito. Se questa speranza per varii motivi viene a
cessare, cessa anche lo stimolo, l'eccitante della vita, la noia
sopravviene e l'uomo da questa assalito pių non vive, ma vegeta.

Se la noia č mortale per un giovane, lascio immaginare al lettore quanto
funesta sia per un vecchio la cerchia delle cui distrazioni č sė
ristretta. Quando essa assalisce il povero settuagenario, esso non
desidera altro che la morte venga a por fine alla sua monotona e
melanconica vita di amarezze e di rimpianti. Felice č il letterato, il
filosofo e l'artista che s'invecchia; per loro la vecchiezza non ha
queste mortali ore di noie e di scoraggiamento. Felice il vecchio che ha
la fortuna di passare gli ultimi suoi anni in grembo alla sua famiglia,
circondato dai figli amorosi e da una allegra corona di nipotini. Per
lui le ore scorrono piacevoli e serene! Felice anche il settuagenario
contadino, che, conducendo una vita operosa, quantunque dura e faticosa,
non puō essere assalito dalla noia. Felice infine il vecchio che da
giovane ha condotta una vita regolata, perchč godendo ora buona salute,
puō camminare ridente e sereno verso l'etā del declino.



                             PARTE TERZA.

                            *Decrepitezza.*


La decrepitezza č l'ultima fase della vita umana. Pochi sono coloro che
vi arrivano, e questi pochi sono tormentati da acciacchi e da diversi
malanni.

In quest'epoca le distrazioni sono infinitamente rare. L'ottuagenario,
essendo molto debole, ha bisogno d'un costante riposo, quindi le lunghe
passeggiate pių non convengono a lui. Esso pone la sua vita quasi sempre
seduto sul seggiolone. Le sue membra inferiori essendosi di molto
affievolite hanno bisogno d'un bastone sul quale appoggiarsi per
camminare. I sensi pių non gli servono, perchč funzionano
imperfettamente; il gusto č quello che ancor pių gli serve. Lo stomaco,
se ha condotto una vita regolata nelle fasi precedenti della vita,
funziona regolarmente, e quindi anche la salute sarā buona.

L'unico passatempo che resta all'ottuagenario č la conversazione. Perō
egli ama sempre discorrere delle passate cose, e trova che tutto una
volta andava meglio, che il mondo presentava pių attrattive, che insomma
ora pių non si progredisce e che si comincia a deteriorare.

Cosė sembrano le cose a lui, perchč i suoi sensi affievoliti non
funzionano che imperfettamente,

E conducendo questa vita abbastanza monotona ogni giorno s'avvicina ad
una morte serena e tranquilla. Pochi perō arrivano alla _morte senile_.
I pių sono colpiti avanti la caducitā.




                            ================

                             CAPITOLO XVIII.

                              *Dei sensi.*

                            ================


Come la storia naturale ce lo insegna, cinque sono i sensi umani. La
vista, l'udito, l'odorato, il gusto, il tatto. Per mezzo di essi noi
siamo suscettivi di dolore o di piacere. I sensi ricevono la impressione
esterna, la quale viene immediatamente trasmessa al cervello per mezzo
dei nervi. Colui che possiede i suoi sensi in tutta la loro integritā
puō essere felice, perchč sopra essi agiscono tutti gli eccitanti della
vita. Per ragioni plausibili ed incontrastate i fisiologi hanno
collocato i sensi in ordine di merito come pių sopra li abbiamo
accennati. La _vista_ occupa il primo posto, perchč č il senso il pių
delicato e sottile. La retina, principale organo della visione, č il
prolungamento dei nervi ottici, č perciō quindi che gli occhi brillano
del fuoco della mente. L'_udito_, che occupa il secondo posto, ha pure
la sua origine nel cervello. Č un senso abbastanza esteso perchč
possiamo intendere i suoni pių minuti a grandi distanze.

L'_odorato_, che ha col cervello meno intimitā, ha anche una sfera
d'azione poco estesa.

Il _gusto_, che occupa il quarto posto, č ancora pių lontano del
cervello e non agisce se non colle molecole colle quali č in contatto.

Il _tatto_ infine, che occupa il quinto posto, č il pių esteso, e si
esercita immediatamente su tutti i corpi sottomessi alla sua azione. A
seconda della corrispondenza e dell'armonia che esiste fra questi sensi,
le facoltā intellettuali sono altrettanto sviluppate. Per esempio, le
orecchie, gli occhi ben conformati trasmettono rigorosamente al cervello
le sensazioni che provano.

Siccome la _vista_ e l'_udito_ sono in maggior relazione col cervello,
cosė questi, ricevendo le impressioni del bello, sono detti _sensi
superiori_.

Il _gusto_ e il _tatto_ invece, che ne sono pių lontani, non ricevono
che impressioni fisiche, perciō chiamaronsi _sensi inferiori_.

L'_odorato_ appartiene tanto alla prima, quanto alla seconda categoria a
seconda delle occasioni.

Quanto pių i sensi superiori sono esercitati, tanto meno hanno
preponderanza gli inferiori e viceversa. In generale un senso pių degli
altri esercitato sempre pių si sviluppa e prepondera su noi. Per
esempio, i fanciulli che hanno bisogno di mangiare sovente si mostrano
ordinariamente golosi, ecc.



                              PARTE PRIMA.

                          *Piaceri dei sensi.*


_Vista_. La vista, come senso superiore, č fonte di piaceri d'un ordine
elevato. Questi piaceri colpiscono ordinariamente l'immaginazione,
mettendo in attuazione le facoltā intellettuali. Infinite sono le
impressioni che ci procura la vista, impressioni gradevoli o dolorose,
diverse le une dalle altre, che fanno perō sempre breccia nell'animo
nostro. Non č forse cogli occhi che noi ammiriamo le bellezze
dell'universo, che noi apprezziamo le produzioni del Creatore?

Sempre ci occorre di vedere; la vista č il senso il pių indispensabile.
Qualunque divertimento che noi godiamo, qualunque passatempo che ci
procuriamo ha per fattore principale la vista. Noi viaggiamo, andiamo in
campagna, al teatro, ecc.; č per vedere luoghi nuovi, per bearsi alla
vista di prospettive incantevoli, per vedere le produzioni pių
spettacolose. Non č forse delizioso l'assistere ad un ballo grandioso?
Ad un ballo nel quale lo splendore dei fuochi e della illuminazione, la
magnificenza delle decorazioni, la leggierezza e la leggiadria delle
ballarine, la ricchezza dei loro costumi, ecc., ti inebbria e ti
rapisce.

Non č delizioso l'assistere ad una solennitā, ad una festa pubblica; il
vedere quella folla giuliva che accorre per assistere all'illuminazione
fantastica, al bengala, ai diversi fuochi d'artifizio? Non ci fanno una
dolce impressione quei cento razzi che scoppiettando si elevano al
cielo, si dividono e cadono in forma di stelle lucenti di tutti i
colori?

Non la finirei pių se volessi accennare tutte le impressioni, tutti i
piaceri che ci procura il senso della vista. Il lettore medesimo li
prova; č inutile quindi che glie li dica io.



                            PARTE SECONDA.

              *Allucinazioni ed aberrazioni della vista.*


Le cause che producono le allucinazioni possono essere fisiche o morali.

Le fisiche consistono nell'abuso delle bibite alcooliche, o di quelle
che eccitano il sistema nervoso, nell'uso della digitale, dell'aconito,
della belladonna, ecc.

Le morali sono pių numerose, come per esempio le idee fisse, le tristi
passioni che irritano il cervello, i rimorsi, l'isolamento, il timore,
la speranza, ecc.; e le aberrazioni che producono solo talvolta
gradevoli e piacenti, altre volte lugubri e spaventevoli apparizioni.


                               RACCONTI.


Giovane e pieno di dolci memorie, viaggiava in Grecia. Una sera tiepida
e serena di primavera m'era sdraiato ai piedi del monte Liceo all'ombra
d'un colossale platano, ed assorto come in estasi contemplava il
tramonto che dava a questa regione un singolare ed incantevole aspetto.
Lontano lontano la cima dei monti si confondeva coll'azzurro cielo e
l'azzurra onda del golfo d'Arcadia scintillava agli ultimi bagliori del
sole. I crisantemi e gli anemoni fiorivano sulle rive del fiume Ladone
che scorreva ai miei piedi. Gli uccelletti dolcemente gorgheggiavano
salutando il giorno morente. Ed io, sdraiato com'era, teneva fisso lo
sguardo su quelle amene rive, e mi pareva d'udire il canto delle ninfe
che danzavano al suono del flauto del Dio Pane. E distingueva le loro
eleganti e seducenti personcine che premevano coi loro piedi il suolo in
cadenza, e scorgeva le loro braccia voluttuosamente alzarsi e di quando
in quando scopriva le loro forme rotondeggianti ed incantevoli, se il
zeffiretto profumato solleva mollemente i loro aerei vestiti.

Ma ahimč, un sol movimento della pupilla dissipō questa dolce visione.

       *       *       *       *       *

Tra le allucinazioni della vista č da notarsi anche questa:

Un impiegato al Ministero della guerra ogni mattina quando si destava
vedeva un ragno che, girando rapidamente, s'ingrossava in maniera tale
da occupare tutto il locale, quindi l'infelice era costretto ad uscire
perchč gli sembrava di soffocare.

Questa allucinazione in seguito si cambiō, e lo stesso impiegato tutte
le mattine si deliziava alla vista d'una stupenda colazione. Ma
avvicinandosi per gustarla questa spariva e a lui non restava altro che
l'appetito insoddisfatto.



                             PARTE TERZA.

                         *Igiene della vista.*


Essendo la vista il pių delicato senso, cosė bisogna usare ogni riguardo
per mantenerlo e conservarlo nella sua integritā.

La prima cura che devesi avere č la pulitezza. Gli occhi devono essere
lavati con acqua fresca l'estate e con acqua leggiermente tiepida
l'inverno, e ciō basta per levare le impuritā che le glandole lagrimali
e sebacee che hanno deposto sui contorni dell'occhio. Se l'occhio fosse
un po' irritato bisogna lavarlo con acqua ove siavi qualche goccia di
astringente.

Bisogna evitare, per conservare l'integritā della vista, il fumo, la
polvere, i colpi, le cadute, la luce viva, l'oscuritā profonda. Č di
grave danno un assiduo lavoro al lume della candela, perchč la fiamma
oscillando obbliga incessantemente l'occhio a mutar centro. Č di danno
alla vista una fiamma biancastra, meno una rossa. Si cercherā di non
passare mai da una viva luce ad uva profonda oscuritā e viceversa.

Un consiglio utile ai giovani č questo: di non portar occhiali se non
per un imperioso bisogno, perchč questi indeboliscono la vista.

Si avrā altresė cura di non esporsi alle intemperie a capo scoperto, e
di non bagnarsi il cranio quando la pelle di esso č in traspirazione,
perchč puō risultar danno alla vista, all'udito e ai denti. Dunque che
il lettore segui queste norme se vuol conservare sano questo
indispensabile senso.




                            ================

                             CAPITOLO XIX.

                             *Dell'udito*

                            ================



                              PARTE PRIMA.


Il senso dell'udito, che occupa il secondo posto, segue immediatamente
quello della vista. Esso appartiene alla categoria degli organi
superiori, perchč ci procura piaceri poetici e sentimentali.

Questo senso č pure importantissimo, e, direi, quasi indispensabile. Č
infatti per mezzo dell'udito che possiamo intendere ciō che i nostri
simili ci dicono, e possiamo colla parola rispondere loro ed essere
intesi. L'udito e la parola riconfermano quindi i vincoli sociali.

Per mezzo dell'udito noi conosciamo e distinguiamo i suoni, per mezzo di
esso noi gustiamo i dolci canti degli uccelletti, il dolce mormorio del
ruscello, il fremire del zefiro fra i rami fronzuti. Č per mezzo
dell'udito anche che intendiamo la graziosa voce della donna amata, e
ci beiamo di questo suono melodioso e gentile che giocherella contro la
membrana del nostro timpano. Č per mezzo dell'udito infine che l'animo
nostro si solleva e puō gustare le infinite dolcezze che procura la
musica.

Č l'udito che ha dato origine alla musica; a misura che questo senso č
pių delicato tanto pių č atto ad afferrare le leggiere gradazioni delle
melodie vocali ed istrumentali. Ed č specialmente la _voce cantata_ che
tocca deliziosamente il nostro udito e ci procura degli ineffabili
piaceri. Il canto č l'unione della melodia alla poesia, e quando esso č
l'espressione fedele dei moti del core di chi canta quale essere tanto
insensibile potrebbe resistere agli incanti ineffabili di quella voce?
Il sordo soltanto č insensibile a tutte queste note d'amore, di gloria,
di ebbrezza.



                             PARTE SECONDA.

                  *Della musica sull'organismo umano.*


La musica piace generalmente a tutti e specialmente a quelle persone che
hanno la mente colta. Il suono musicale č il pių numeroso fra gli
eccitanti dell'udito. Si accetta sempre con piacere di assistere ad un
concerto, ad un'accademia musicale, ad un'opera, ad una riunione, dove,
come si dice, si fa un po' di musica. La musica produce pių violenti i
suoi effetti se il sistema nervoso dell'individuo č molto
impressionabile.

Infiniti sono gli esempi che ci offre la storia antica. Ne citerō
qualcuno.

Il musico Antigenita riscaldō talmente il cervello di Alessandro Magno
suonando su un flauto _Il Governo del Carro_ che il re, levandosi da
tavola e gettandosi sulle sue armi, voleva far strage de' suoi
commensali.

Tepandro, musico spartano, pacificō col suono della sua lira una disputa
che doveva decidersi con un duello.

Tutti conoscono l'impero dell'arpa di Davide sopra il re Saulle.

E potrei citare altri esempi, ma rimanderō il lettore alla _Hygične de
la voix_, dove ne puō trovare di curiosi assai.

La musica inoltre puō estendere la sua benefica influenza anche su
persone ammalate. Cosė si racconta che la lira di Chirone e il flauto
d'Ismenia calmarono i dolori sciatici.

Asilepiade ordinava certi motivi musicali contro la frenesia.

Teofrasto si sentiva sollevato mediante la musica, da un affezione
nervosa.

Si conta altresė che una donna caduta in letargo da cinque giorni si
risvegliō al suono della musica.

Inoltre Filippo V di Spagna, colpito da un'alienazione mentale, era
insensibile a qualunque rimedio. S.M. la regina, conoscendo il delicato
carattere del re, fece venire a Corte l'esimio cantante Farinelli. Il re
si sentė talmente trasportato da quella voce di tenore cosė penetrante
che volle vedere il cantante. Questi, giunto che fu alla presenza del
sire, gettandosi ai suoi piedi, esclamō: una grazia, sire, tornate a
presiedere al Consiglio. La grazia fu accordata. Il re era salvo, e dopo
un po' di tempo guarė completamente.

Questi esempi basteranno a dimostrare la influenza della musica
sull'udito.

Questo senso dunque, dopo quello della vista, ci procura maggiori e pių
sentiti piaceri. Beato dunque colui che possiede un fino e delicato
orecchio.



                             PARTE TERZA.

                      *Allucinazioni dell'udito.*


L'organo dell'udito, come quello della vista, va soggetto a delle strane
aberrazioni. Citerō un esempio fra i molti, che darō al lettore un'idea.


                               RACCONTO.


La signora E......, quantunque godosse di tutta la sua ragione, andava
soggetta a delle aberrazioni che la disturbavano non poco.

Tutti i giorni infallibilmente, sedendosi alla sua toeletta, sentiva
d'apprima una voce di uomo gentile che lodava il suo angelico viso, le
sue rotondeggianti forme, la sua fresca carnagione, ecc. e dopo un po'
di tempo un'altra voce pure d'uomo, ma dura ed aspra che le sussurrava
all'orecchio: ŦBrutta civetta, vanitosa che prendi a imprestito dal
profumiere il tuo roseo colorito, che ti fai seducente di forme con
mille mezzi artificiali. Cosa direbbero i tuoi adoratori se ti
vedessero ora come io ti vedo?ŧ

La povera signora E..... si guardava atterrita attorno per scorgere
l'imprudente, e poi esciva spaventata dal gabinetto per distrarsi e
dissipare le proprie emozioni.



                             PARTE QUARTA.

                          *Igiene dell'udito.*


Le norme igieniche relative alla conservazione dell'udito sono le
seguenti:

Guardarsi dagli agenti indiretti o diretti che in certo qual modo
possono nuocere alla mucosa che ricopre il condotto uditivo.

Cosė bisognerā guardarsi dalle manovre dello stuzzica-orecchi, dai
liquidi irritanti, dai rumori violenti, dalle scariche d'artiglieria,
dai colpi, dalle grida acute, dallo stridere della sega, dalle correnti
di aria fredda quando il capo č in traspirazione, dall'abuso delle
bevande alcooliche od eccitanti; tutte le cause che partoriscono una
maggiore o minore sorditā, e che possono dar luogo a convulsioni nervose
o a veri attacchi di nervi.

Inoltre bisogna avere cura di tenere netto l'orecchio lavandolo con
acqua fresca all'estate e con acqua tiepida all'inverno, e se si fa uso
dello stuzzica-orecchi, guardarsi dall'offendere in qualsiasi modo la
membrana mucosa o il timpano. Che il lettore segua dunque queste norme,
perchč il senso dell'udito č fonte inesausta di piaceri.




                            ================

                              CAPITOLO XX.

                             *Dell'odorato*

                            ================



                              PARTE PRIMA.


Il terzo senso č l'_odorato_ o _alfato_, senso che, come l'intermediario
fra i sensi superiori e tra gl'inferiori, partecipa delle qualitā dei
primi e dei secondi. La sede dell'odorato č nelle _fosse nasali_, dove
risiede la membrana _pituitaria_, sulla quale disponendosi le particelle
odorose fanno impressione sul nervo _olfativo_ che comunica col
cervello.

Quell'appendice pių o meno lunga, che noi chiamiamo naso, non serve che
a dirigere l'aria carica d'odori verso la parte superiore delle forze
nasali. Affinchč l'odorato possa esercitare le sue funzioni conviene che
la membrana pituitaria sia sana e che l'aria circoli liberamente nel
canale nasale, essendo l'aria il veicolo delle molecole odorose.

Le sensazioni prodotte dagli stessi odori variano da individuo a
individuo, ossia agli uni piace un odore, che disgusta un altro.

Vi sono odori soavi e penetranti che svegliano in noi nobili sentimenti,
altri che eccitano i trasporti amorosi come gli odori ambrosiaci o
afrodisiaci.

Non sono del parere di fuggire gli odori, ma di usarne moderatamente,
perchč l'abuso degli odori non solo č dannoso alla salute, ma snerva ed
affievolisce il corpo.



                             PARTE SECONDA.

                     *Classificazione degli odori.*


Fino ad oggi non si č potuto classificare giustamente gli odori in
conseguenza della tenuitā delle molecole odorose. Il naturalista Linneo
li divise in sette classi: aromatici, fragranti, ambrosiaci, agliacei,
nauseanti, fetidi, ripugnanti.

Trascriveremo la classificazione fisiologica che č basata sopra la
proprietā degli odori.

_Tonici_, che agiscono sull'economia animale;

_Debilitanti_, che producono svenimenti e lipotimie;

_Inebbrianti_, che cagionano l'ebbrezza;

_Caustici_, la cui prolungata azione produce la tumefazione delle
membrane mucose e provoca delle emorragie;

_Nevrofili_, che calmano l'agitazione nervosa;

_Antisterici_ e _isterici_, che calmano o provocano gli spasimi nervosi;

_Emmenagoghi_, che ristabiliscono il flusso catameniale ritardato o
soppresso;

_Sonniferi_, che producono sonnolenza;

_Vomitivi_, che danno luogo al vomito;

_Purgativi_, che danno luogo allo scioglimento di corpo;

_Carminativi_, che fanno cessare i dolori di ventre;

_Esilaranti_, che eccitano la gioia;

_Ambrosiaci_, che eccitano gli organi genitali.

Vi sono altri odori che hanno qualitā speciali, ma rimandiamo il lettore
al libro _Les Parfums et le fleurs_.

Č imprudenza il dormire in una camera ove vi siano tanti fiori, perchč
questi assorbono l'ossigeno dell'aria e versano in questa l'acido
carbonico; quindi chi non vuol levarsi alla mattina con un forte dolor
di capo, osservi questa norma.



                             PARTE TERZA.

                      *Aberrazioni dell'odorato.*


Quantunque le aberrazioni di questo senso sieno molto rare pure citeremo
due casi.


                               RACCONTI.


Un avvocato avendo fatto una fortissima indigestione di formaggio
trovava il sapore e l'odore di questo in tutte le vivande che gli si
portavano, e per ben sei mesi non mangiō altro che mele e frumento alla
stato naturale. Perō dopo una fortissima flussione di stomaco, e
ricuperata la salute, si trovō libero da questa aberrazione.

Un'attrice s'immaginō che gli amanti da lei licenziati, oltre
all'ingiuriarla, le gettassero sulla sua candida pelle delle materie
fetide che le toglievano perfino il sonno.



                              PARTE QUARTA

                         *Igiene dell'odorato.*


Le norme igieniche sono le seguenti: non usare delle polveri irritanti
come la canfora il pepe, il tabacco che irritano la pituitaria, e fanno
perdere la sensibilitā olfativa.

Evitare le variazioni troppo rapide di temperatura, perchč il
raffreddore č dannoso all'odorato. Pure dannosa č la vegetazione alla
superficie della pituitaria, lo scirro, il cattivo vezzo che tanti hanno
di stimolarsi il naso colle dita.

L'avulsione dei peli del naso č pure pericolosa; spesso ne risultano
ulcerazioni profonde e anche la cancrena. Per levarsi questi peli
bisogna servirsi del _depilatorio_.

Inoltre č da raccomandarsi, specialmente alle signore, di non abusare
dei profumi dei fiori, perchč l'abuso attutisce la sensibilitā
dell'odorato stesso.




                            ================

                             CAPITOLO XXI.

                             *Del gusto.*

                            ================



                              PARTE PRIMA.

                     *Classificazione dei sapori.*


Il quarto senso č il gusto, che forma col tatto i sensi inferiori.
Questo senso agisce solamente quando le molecole dei corpi sapidi
vengono a contatto di esso. Varie sono le opinioni circa la residenza
del gusto. Alcuni lo mettono nelle papille della lingua, alcuni nel
palato, altri nel velo palatino, ma i pių dotti credono che lingua,
palato, e velo palatino concorrano a completare il senso del gusto.
Questo senso guida l'uomo e specialmente i bruti, alla ricerca degli
alimenti.

I _sapori_ si dividono nelle classi seguenti:

_Dolci_: come lo zucchero, i datteri, i fichi, ecc., e hanno proprietā
emolienti, lassative.

_Acquosi_ o _scipiti_: come le zucche, i cocomeri, la lattuga, ecc., e
hanno proprietā debilitanti e leggiermente diuretiche.

_Grassi vischiosi_: come il tasso barbasso, la bismalva, i fiori di
soffola, ecc., e hanno proprietā dolcificanti e snervanti.

_Acidi_: come il ribes, la melagrana, il limone, e hanno proprietā
rinfrescanti, debilitanti.

_Amari_: come il rabarbaro, le foglie di salice, l'assenzio, e hanno
proprietā toniche e purgative.

_Salati_: come l'acqua di mare, la soda, la potassa, e hanno proprietā
detersive, purgative.

_Stitici_ o _acerbi_: come le cotogne, le sorbe, le nespole verdi, ed
hanno proprietā astringenti.

_Piccanti_, _aromatici_: come il pepe rosso, ė chiodi di garofano, la
cannella, e hanno proprietā toniche, fortemente eccitanti.

_Acri-mordenti_: come l'aglio, le cipolline, ed hanno proprietā
riscaldanti.

Č da notarsi che l'odorato previene il gusto nella ricerca delle
sostanze alimentari, perchč le sostanze composte racchiudono in loro
stesse un profumo: come le fragole, le mele, i lamponi, ecc., quindi
agiscono doppiamente sul gusto e sull'odorato; questo poi si unisce al
primo per raddoppiare i piaceri. Il senso del gusto infatti č fonte di
svariatissimi godimenti pių o meno vivi e squisiti a seconda dell'etā,
della salute, della delicatezza, del temperamento e della condizione
sociale dell'individuo. Per esempio i fanciulli e le donne in generale
amano le cose dolci e per contrasto le acide o acerbe. Quando si č
giovani, siccome l'appetito si fa sentire, cosė si amano tutti i sapori
tranne quelli a tutti antipatici.

Avanzando sempre pių in etā i gusti si cambiano, il palato diventa pių
ottuso, e si cercano le vivande eccitanti, i sapori forti e piccanti, e
ciō per eccitare l'appetito e rendere la digestione pių facile. Alcune
volte sono dunque necessarie, ma pių spesso alterano l'organismo, e
sono pių di danno che di vantaggio alla salute. Č un passatempo
abbastanza istruttivo assistendo a un numeroso pranzo di famiglia di
osservare sulle fisionomie di diversi le varie impressioni provocate
dagli organi del gusto e dell'odorato.

Voglio ora trascrivervi un raccontino fattomi da un amico all'uscire da
un lauto e copioso banchetto. Eccolo:

Esistono i due proverbi: _vivere per mangiare_ e _mangiare per vivere_.
Proverbi entrambi da evitarsi. Ecco perchč presi la via di mezzo. Io
mangio principalmente per vivere, ma in certo qual modo vivo anche per
mangiare. Se gusto, se assaporo una vivanda gli č perchč io sono un
essere superiore al bruto che inghiottisce gli alimenti per puro
istinto; si č perchč io sono un uomo intelligente che voglio servirmi di
tutti i sensi che l'Ente Supremo mi ha concesso; si č perchč voglio fare
onore al Lucullo che mi ha invitato alla sua mensa e al cuoco che ha
preparato le succose vivande. Non č forse vero quanto vi ho detto? Vi
scorgete l'ombra di una biasimevole leccornia? Del resto, signori miei,
leccardi non possono essere tutti, perchč per aguzzare il senso del
gusto occorre uno studio speciale che io feci con cura amorosa.

In primo luogo dovetti attenermi ad un severo regime per sviluppare
questo senso, regime al quale forse non tutti si assoggetterebbero, e
giunsi ad un discreto risultato dopo un corso di fisiologia degli organi
e dei sensi. Volete il riassunto delle mie osservazioni? Eccolo.

Ma quė non voglio infastidire il lettore con questi appunti che si
possono trovare pių estesi in un trattato di storia naturale. Dirō
solamente che questo amico quasi quasi mi convinse che l'esser leccardi
non č una cosa tanto facile quanto credeva, perchč bisogna davvero
studiare tutte le minutezze per vieppių assaporare una _bottiglia di
champagne_ o _un'ala di fagiano_.

       *       *       *       *       *

Il mangiare e il bevere, dicono taluni, č un piacere puramente fisico e
materiale; non importa, ma non si puō negare che si ha un piacere dolce
e vivo.

Non si prova forse una gradevole soddisfazione quando dopo un eccellente
pasto, inaffiato con un delicato vinetto di Piemonte si fuma una
cigaretta seduto al balcone?

Chi potrebbe negare che il nostro fisico tutto si ristora quando
d'estate si beve una fresca e dolce bevanda al limone, al lampone, al
ribes; quando si prendono a centellini quei soavi gelati?

Sė, noi dobbiamo ascoltare anche il senso del gusto, perchč,
ascoltandolo moderatamente, si procura dei piaceri gredevolissimi,
quantunque sieno _fisici e materiali_.



                             PARTE SECONDA.

                        *Aberrazioni del gusto.*


                               RACCONTO.


Due avvocati, amici intimi, pranzavano sempre insieme, ed offrivano
delle aberrazioni affatto speciali. L'uno si lamentava che il cuoco
salava troppo le vivande. Al contrario l'altro le trovava insipide. Si
bisticciavano un po' e quando l'aberrazione cessava mangiavano tutti e
due deliziosamente.



                             PARTE TERZA.

                          *Igiene del gusto.*


Affinchč il senso del gusto agisca esattatamente occorre il completo
sviluppo e la sanitā di tutte le parti che lo compongono.

Si dovrā quindi guardarsi da tutte quelle sostanze che possono
danneggiare la lingua, la mucosa della bocca o il velo palatino; da
quelle che alterano la sensibilitā dell'apparato gustatorio, dalle
abitudini che nuociono alla secrezione salivale come l'abuso degli
aromi, della pipa, del tabacco, dei liquori, ecc.

Se la lingua fosse coperta da qualche impuritā allora il gusto diventa
ottuso, appena percettibile; le bevande acide e toniche possono perō
risvegliarlo dal suo torpore.

Il senso del gusto non č sviluppato se non nella etā adulta, se questo
si affievolisce č un sintomo d'un'affezione allo stomaco. Quindi bisogna
guardarsi da tutte quelle cause che possono nuocere non solo a questo
senso ma all'intiero organismo.




                            ================

                             GAPITOLO XXII.

                              *Del tatto.*

                            ================



                              PARTE PRIMA.


L'ultimo senso inferiore, il pių fisico e materiale, č il tatto. Esso
perō č il pių diffuso, poichč risiede nell'organo cutaneo.

Il _tatto_ si attua _toccando_ l'oggetto che si vuol esaminare. Per
mezzo di questo senso si conoscono le asprezze, la morbidezza, il peso e
la grandezza d'un corpo; per mezzo suo inoltre si sente il caldo e il
freddo, e molti individui anche lo stato elettrico dell'atmosfera.

La mano č la parte del corpo dove maggiormente risiede la sensibilitā
tattile e precisamente esso si trova nei polpastrelli delle dita. Per
formarsi un'idea dell'importanza speciale di questo senso bisogna
pensare ai ciechi che fanno ogni sorta di lavori servendosi del tatto,
che perfino giungono a leggere gli scritti in rilievo ed a conoscere i
varii colori.

La mano, per meglio godere delle sensibilitā tattiche, deve essere
coperta da una bianca e morbida pelle, deve avere le dita bene
articolate terminanti in una polpa mollemente arrotondita. Le signore
che s'interessano delle loro mani possono leggere la opera intitolata:
_Hygične des mains et des pieds_.

Il tatto, a seconda del modo col quale č esercitato, prende varii nomi.

Il solletico č un tatto speciale che tutti conoscono. Quando č
esercitato sotto la pianta dei piedi provoca talmente il riso da essere
assaliti da convulsioni e fors'anche della morte in un eccesso titanico.

Il solletico delle labbra o del palmo della mano produce un'irritazione
voluttuosa, di maniera che si hanno parecchie donne che provano per
questo solletico dei trasalimenti nervosi e degli attacchi isteriformi.

Il solletico dell'ugula produce il vomito, quello della pituitaria lo
starnuto, ed altri fenomeni le altre parti del corpo.

Il tatto poi occupa il primo posto nei diversi atti dei piaceri
sessuali. Le impressioni perō che sono trasmesse al cervello sono meno o
pių vive e intense a seconda del temperamento dell'individuo. Se uno ha
un temperamento sensibile e nervoso il piacere che prova accarezzando
una superficie morbida, tondeggiante e vellutata č molto pių vivo che
non quello di un linfatico, nel quale la fibra č pių molle e meno
sensibile ed ha bisogno d'un contatto pių pronunziato e prolungato per
giungere a sensazioni meno vive di quelle dei soggetti nervosi. Č
dunque vero perō che essendo il tatto il senso fisico per eccellenza
trova in amore le sue pių dolci applicazioni.



                             PARTE SECONDA.

                        *Aberrazioni del tatto.*


Numerosi sono gli esempi di aberrazioni del tatto che ci offrono gli
annali di medicina. Noi ne citeremo qualcuno.

Una signora sentiva una miriade di sorci correre sopra il suo corpo;
finiti questi si credeva circondata da infiniti mosconi che la
punzecchiavano. L'allucinazione durava una mezz'ora e tutti i giorni
aveva luogo.

Un'altra signora si credeva d'essere preda d'una quantitā di bruchi.

Una terza sudava a larghe goccie di sudore nel cuore del verno.

Una quarta, avendo bevuto ad un ruscello dove aveva visto una rana,
credeva di sentire le rane danzare nel suo stomaco.

E non la finiremmo pių; eccone un'altra pių curiosa:

Un povero notaio aveva una moglie che per fargli fare ciō che voleva lo
bastonava. Per farla corta la moglie morė. Il notaio, contento da una
parte, ringraziava il Cielo che lo aveva liberato. Ma ahimč! Povero
illuso! La moglie (cosė credeva lui) tutti i giorni a quell'ora istessa
gli faceva la sua visitina, e lo picchiava ancora di santa ragione, di
maniera che il povero notaio gridava perfino pel dolore!



                             PARTE TERZA.

                          *Igiene del tatto.*


Siccome il tatto si trova diffuso in tutto l'organo cutaneo, perciō chi
desidera conservarsi un tatto sensibile e delicato bisognerā che
allontani tutte le cause che possono alterare o guastare la pelle. Č
perciō che per evitare le numerose affezioni che possono nuocere alla
pelle diviene indispensabile di vegliare alla sua integritā e di
mantenerla, in uno stato di polizia che nulla lasci a desiderare.

Bisognerā dunque guardarsi dai grandi calori, come dai freddi eccessivi,
dal fuoco, dagli alcali, dagli acidi; si dovrā evitare la alternativa
dell'acqua calda e di quella fredda, chč tutte sono cause di indurimento
dell'epidermide o di screpolature gravissime. Inoltre i geloni
trascurati possono anche trasformare le dita.

Coloro dunque che, oltre all'evitare queste affezioni abbastanza
dolorose, desiderano conservare il senso del tatto in tutta la sua
integritā, si procuri la nostra _Hygične des mains et des pieds_, ove
diffusamente si parla di queste norme che qui sono solamente accennate.




                            ================

                            CAPITOLO XXIII.

             *Rapporti tra le quattro parti del giorno e le
                quattro stagioni.--Loro influenza
                sull'economia umana.*

                            ================


Il _giorno_ č indicato dalla natura per occuparsi dei propri affari, per
lavorare e anche per godersi qualche divertimento.

La _notte_ fu creata per riposare, per riparare, mediante il sonno, alle
perdite della giornata. Chi inverte queste leggi di natura si troverā a
suo tempo pentito.

E pur troppo nell'alta societā si fa giorno della notte e viceversa. La
vita passata nei teatri, nei caffč, nei _clubs_, attrae questi signori,
ma li rovina e li rende gracili ed insani. Guardate le contadine che si
levano e si coricano col sole. Quantunque il loro viso sia abbronzito,
pure presentano i colori di una ferrea e vigorosa salute!


                              IL MATTINO.


Il _mattino_ corrisponde alla _primavera_ e alla _gioventų dell'uomo_.

La parte migliore del giorno č il mattino quando il sole non ancora
visibile sull'orizzonte, manda avanti a sč i suoi raggi di fuoco che
indorano e fanno brillare pari a gemme le terse goccie di rugiada che
coronano i petali dei fiori, quando gli uccelletti appena svegli
ringraziano col loro allegro cinguettio il sole nascente, il padre della
vita! Quanta gioia, quanta felicitā si prova assistendo alla levata del
sole in un calmo mattino di primavera! Appena che i suoi benefici raggi
inondano l'atmosfera i contadini escono giulivi dalle loro case per
avviarsi al lavoro. Dovunque la vita circola e si manifesta, noi ci
sentiamo pių spigliati, pių vigorosi; č nel mattino che le nostre
facoltā intellettuali funzionano con maggior facilitā ed energia. Č per
questo che i letterati, i poeti e gli artisti stanno occupati pių nella
mattina che nel resto della giornata.

Inoltre pei divertimenti campestri si sceglie sempre la mattina. Chi non
ama questi sollazzi? A chi non piace quando si č in una compagnia
allegra e piacevole andare in un ameno boschetto, sulla riva d'un
ruscello e fare una colazione resa saporitissima dall'appetito che
sviluppa l'aria del mattino?

I medici hanno anche osservato che il maggior numero di miglioramenti
nelle malattie avvengono nella mattina, perchč in questa fase del giorno
tutto concorre per allietare l'anima ed il corpo.


                            IL MEZZOGIORNO.


Il _mezzodė_ corrisponde all'estate e all'_etā matura_ nell'uomo.

Nell'estate e nel mezzodė i raggi solari hanno acquistato tutta la loro
forza, i lavoranti in quest'ora di massimo calore cercano l'ombra e il
riposo per rivigorire le stanche loro membra.

Cosė l'uomo maturo che ha gustato tutti i piaceri della giovinezza e che
durante questa epoca si č procurato coll'assiduo lavoro uno stato
discreto, puō gustare tranquillo e contento i piaceri e le pure gioie
della famiglia, godendo unitamente a questi un poco di riposo e di
tranquillitā.

Un altro rapporto che esiste č il seguente: come nell'estate, cosė nelle
calde ore del mezzodė maggiormente si esercita l'azione morbifica e
particolarmente sullo stomaco, sul fegato e sugli intestini. Č perciō
che l'igiene prescrive l'esclusione di certi alimenti che possono essere
funesti. E siccome l'etā matura č un'etā di riposo, cosė bisogna gustare
con grande moderazione quei piaceri che affievoliscono e rendono inerte
l'individuo.


                                LA SERA.


La _sera_ corrisponde all'_autunno_ e all'_etā del declino_.

Come la sera fa cessare i lavori, sospende tutte le occupazioni, cosė
l'etā del declino domanda l'assoluto riposo, perchč nelle etā precedenti
si č a sufficienza lavorato e goduto.

La _sera_ come l'_autunno_ e l'_etā del declino_ č triste e melanconica.

Infatti, sebbene l'autunno presenti le sue belle giornate, pure la
natura morente non puō ispirare allegria. E in questa stagione che gli
alberi si spogliano delle loro verdi fronde; č in questa stagione che i
fiori scompaiono, che le praterie ingialliscono, che le pioggie
ingrossano i torrenti, č in questa stagione infine che la natura muore!

In tal modo cammina la vita umana che dall'etā del declino entra nella
vecchiaia.

Come l'etā del declino, cosė l'autunno č fertile in malattie; si
raccomenderā quindi la prudente sobrietā ai vecchi e l'astinenza degli
abusi di quei frutti che prodiga l'autunno.

Il rapporto che esiste č dunque spiccante. Tutti e tre offrono un vago
indefinibile che si avvicina alla tristezza.


                               LA NOTTE.


La _notte_ corrisponde all'_inverno_ ed alla _decrepitezza_.

La notte deve intieramente dedicarsi al riposo, poichč non solo gli
animali dormono la notte, ma anche un gran numero di vegetali, poichč
per essi il sonno č di assoluta necessitā.

In primavera le notti sono spesso stellate e fredde; in estate ora
tiepide, limpide, ora calde tempestose; in autunno sono umide e malsane;
in inverno gelide.

A seconda delle stagioni il sonno č dolce, piacevole; grave ed
interrotto; profondo o leggiero a seconda dell'atmosfera; lungo e
intenso.

Si puō dire che la durata del sonno č a seconda delle perdite fatte
nella giornata. Mille volte infelici quegli ammalati che la notte non
possono godere del sonno placido e riparatore, perchč sono molestati da
crudeli dolori!

Ecco cosė esaminate le diverse parti del giorno, le stagioni e le etā
dell'uomo, ed accennato al rapporto che havvi tra loro.

Terminerō il capitolo raccomandando di non invertire le leggi naturali
facendo come i ricchi notte del giorno e del giorno notte, perchč
immenso č il danno che ne deriva.




                           ================

                            CAPITOLO XXIV.

             *Dei piaceri offerti dalle quattro stagioni.*

                           ================


In quest'ultimo capitolo accenneremo ai diversi piaceri che offrono le
quattro stagioni. Piaceri diversi tra loro, perchč, come ogni stagione
ha i suoi fiori, cosė ha i suoi godimenti.

Nei climi temperati, ove quattro sono le parti dell'anno, vi hanno
piaceri non conosciuti; nella zona torrida le stagioni sono due: quella
delle pioggie e della siccitā.

Invece noi siamo contenti, quando dopo un po' di giorni di sole
eccessivo che dissecca la terra e infuoca il cielo, di ricevere una
benefica acqua che spenga gli eccessivi calori. Questa continua
alternazione non puō renderci monotoma la vita.



                             PARTE PRIMA.

                      *Dei piaceri in primavera.*


L'inverno č passato, il vento gelido e freddo di questa stagione di
morte s'intiepidisce; e la natura si sveglia a nuova vita. Sė colui che
si č alzato una di queste mattine gioconde nella quale la natura ti
sorride a ciascun passo, si č sentito il cuore sollevarsi, e respirando
l'aria a pieni polmoni ha dovuto esclamare: Viva la primavera! Viva
questa epoca nella quale tutto rinasce sotto lo splendido risveglio
della natura, nella quale il cielo si fa pių bello e la terra gli
sorride di amore. Č in questi giorni che tutto ritorna, che ritornano le
rondinelle al nido del porticato, i piccoli fiori al vaso della
fanciulla, i zefiri profumati a scuotere certe ciocche di capelli nere e
lucenti. Chi sarā colui che non benedirā quest'epoca, la pių bella, la
pių gioconda di tutto l'anno; quest'epoca nella quale un sole brillante
dā la forza e la vivacitā a tutta la natura?!....

La primavera! Non č forse la pių bella di tutte le quattro stagioni? Non
č forse nella primavera che si puō vedere ed ammirare la onnipotenza
dell'Ente Supremo?

Bisogna certamente essere pessimisti per odiare quest'epoca; bisogna
certamente aver perduto tutto lo spirito per non sentire questi profumi
che ti spingono all'amore plastico, come l'autunno all'amore platonico.

Infiniti sono i piaceri che quest'epoca ci offre. Le poetiche
passeggiate, le escursioni, le colazioni nei campi, le cavalcate, le
gite di campagna a piedi o a cavallo; e l'uomo fatto che ama studiare ha
la botanica, la zoologia, la mineralogia che gli offre un esteso campo
per acquistarsi utili cognizioni e passatempo.

Č nella primavera che lo spirito, il talento, il genio che giaceva
annichilito, senza forza e senza slancio, č in questa stagione, dico,
che hanno preso il volo, che hanno stese le loro ali gigantesche e che
volano nei campi ridenti dell'immaginazione.

Vivano i fiori e la bella natura! Ecco il grido che l'anima invia alla
primavera, il grido che viene dal cuore tratto dai zeffiri profumati
all'ideale. Come si puō restare insensibili davanti alla splendida
ricchezza che si spiega maestosa e sorride davanti agli occhi, che ci
attira, che ci solleva in un mondo novello, che ci mostra un orizzonte
dorato e meraviglioso, che ti fa sentire i profumi i pių inebbrianti?!
Come sei bella o natura! Quanto sei grande! Dove hai preso le mille
forme di fiori che rendono vivaci le praterie, le siepi, i campi? Ove li
hai presi potenza soprannaturale?

In ciascun angolo il pių remoto brilla un fiore, brilla uno de' tuoi
figli vaporosi che levano la monotonia e il dolore con un vago sorriso
che t'inspira amore. L'aria ne č addolcita, e ciascun zefiro che passa
accoglie sulle sue tiepidi ali il sospiro d'amore di mille rose. Nei
capelli neri e lucenti, sul seno della fanciulla, sugli altari, nei
pranzi e sulla tomba, sul davanzale dell'umile finestra e sulla terrazza
del sontuoso palazzo, avunque brilla un fiore, ovunque č un profumo
d'amore.

Il mese di maggio č arrivato e mille angioletti dalle rosee ali
l'accompagnano. Sono i fiori. Aprite, aprite le vostre finestre,
apritele al sole, al profumo dei fiori. Come sono belli; io vi amo e vi
saluto. Vi amo perchč dai vostri calici spira una dolcezza triste e
solitaria; v'amo perchč la bruna fanciulla poetica pure vi ama; v'amo
infine perchč siete i fiori, i figli della _primavera_.



                             PARTE SECONDA.

                       *Dei piaceri nell'estate.*


Le tiepide aurette primaverili pių non scuotono mollemente la nera
treccia di capelli. La primavera č finita e l'estate col suo calore
tanto benefico alla campagna si fa avanti maestoso ed infuocato. Il sole
č giunto al punto pių culminante. I suoi raggi sono perpendicolari alla
terra; la sua forza benefica č al massimo. In estate maturano le
biondeggianti messi, i frutti i pių squisiti, le tinte si fanno pių
scure e intense; tutto insomma partecipa al cambiamento che il sole di
giugno opera nei campi.

Fra i piaceri che si possono godere nell'estate figurano le passeggiate
di buon mattino e di sera in campagna. Queste passeggiate sono
piacevolissime per coloro che sanno gustare le pure gioie campestri.

In questa stagione deve essere contento anche il proprietario che puō
passeggiare sui suoi fondi, e vedere le messi biondeggianti, l'uva che
matura, i prati smaltati di fiori. Beato il proprietario, perchč tali
beni, essendo suoi, ne puō godere tutti i giorni e tutte le ore!

D'estate poi sono un'occasione di divertimento, e sono di un'utilitā
incontestabile i bagni. Le acque minerali e termali sono molto
frequentate durante l'estate da ammalati, oppure da coloro che vogliono
condurre una vita relativamente quieta. In questi stabilimenti si
trovano tutti i divertimenti della capitale, di pių si possono fare le
passeggiate campestri che sono d'una grandissima utilitā alla salute.

La massima principale per migliorare in questi stabilimenti č di non
lasciarsi sopraffare dalla noia. La noia č il peggior nemico della
salute; quindi se un bagnante si annoia causa il cattivo tempo o lo
stabilimento, dovrā subito abbandonare questo luogo per cercarne uno
migliore, nel quale i concerti, la conversazione, i giuochi di societā
non lo lascino annoiato o melanconico.

Altro fra i piaceri č quello dell'acque, e sotto questa denominazione
intendo le gite in barca, in battello a vapore, le passeggiate lungo le
rive dei fiumi o dei laghi, infine il nuoto, tutti esercizi che
dilettano immensamente ed irrubostiscono i nostri muscoli.

L'estate offre pure la sua parte di poesia. Non inspira forse dei nobili
ed elevati sentimenti la vista d'un ameno ed ombroso boschetto dove
nulla s'intende altro che il gorgheggio degli uccelli e il mormorio del
terso ruscello?

Non si rimpiangono forse i convegni amorosi datisi nei boschi remoti e
poetici? Non siamo eccitati alla riflessione quando seduti all'ombra
d'un gigantesco platano nella quieta campagna ammiriamo intorno a noi
l'opera del Creatore?

Insomma i piaceri estivi, quantunque meno chiassosi dei primaverili, ci
tornano ciononostante graditi, perchč accompagnati dalla riflessione.



                             PARTE TERZA.

                       *Dei piaceri in autunno.*


L'autunno č la stagione pių ricca di frutta, č la stagione nella quale
anche il regno animale ci dā gli elementi pių svariati e di migliore
qualitā, per cui questa stagione č desiderata dai fanciulli, dai
buongustai e dai leccardi.

La natura in autunno cambia ancora di aspetto. Le mattine e le sere si
fanno sempre pių fresche, l'aere č pių mite. L'autunno č l'epoca dei
viaggi nei paesi meridionali; č l'epoca della caccia.

Riguardo a questo piacere dobbiamo dire che se č spinto alla fatica
diventa nocivo alla salute. Alla caccia bisogna guardarsi dalle correnti
d'aria fresca quando si č in traspirazione, nel bevere quando si č
sudati, o dall'attraversare qualche acqua quando i piedi sono riscaldati
dal percorso cammino. Queste sono norme che non si osservano quando
siamo in preda all'entusiasmo di inseguire qualche lepre, ma che
dovrebbero seguirsi per non prepararsi delle infermitā.

Un altro piacere per i proprietarii di terre č quello di assistere al
raccolto e principalmente alle vendemmie. Nei paesi viniferi si danno
delle feste campestri, come le colazioni, i pranzi, i balli, feste che
ci tornano gradite, perchč nuove e purificate dall'aura imbalsamata
della campagna. Ma la seconda metā dell'autunno non presenta questi
dolci piaceri. Essa č triste, melanconica. La natura si spoglia de' suoi
verdi colori, gli alberi nudi sono tetri, gli augelletti pių non
gorgheggiano, le brine cominciano a coprire la terra, l'aquilone freddo
sibila fra i rami, le nebbie, le pioggie sono frequenti, i torrenti
straripano, i raggi solari si affievoliscono, la natura si addormenta
per ridestarsi pių viva, pių appariscente in primavera.

L'autunno perō, sebbene abbondante in piaceri, č pure abbondante in
malattie. Queste provengono dai cambiamenti repentini di temperatura che
sono frequentissimi in autunno. Provengono perō principalmente dalle
scorpacciate di frutta di cui č ricca questa stagione. Si guardino bene
i golosi dagli eccessi di questo genere, perchč non sanno quanto
dolorosi sieno i flussi di ventre, le febbri ribelli o le dissenterie.

Un alimento che raccomando caldamente nell'affievolimento di stomaco č
il _buon cioccolatte_, perchč, oltre all'essere facilmente digeribile,
ripara subito le perdite del corpo. Bisogna perō guardarsi dal
cioccolatte di cattiva fabbricazione, perchč non fa altro che ingombrare
lo stomaco.

Un'altra raccomandazione č quella di coprirsi ai primi freddi per
evitare i raffreddori e le soppressioni di traspirazione.



                             PARTE QUARTA.

                       *Dei piaceri in inverno.*


Questa č la stagione pių monotona e melanconica dell'anno. Il sole pių
non ci riscalda, e pare che ci abbia abbandonati. La neve bianca e
fredda copre come un funebre lenzuolo tutta la campagna. Ovunque č
tristezza, ovunque č torpore.

Ma se l'inverno č triste pel vecchio e pel fanciullo che se ne stanno
rincantucciati al caminetto, non lo č perō pel giovane, il quale trova
nell'inverno dei cari e graditi divertimenti. Egli sfida i rigori del
verno per assistere all'opera, al dramma, ai concerti; egli sfida la
neve per correre dove la danza lo chiama e lo attira, e non lascia la
minima occasione per festeggiare l'amore e il piacere.

Una molestia dell'inverno č il freddo delle mani e dei piedi. Freddo che
deriva da ciō che il sangue pių non circola nella rete muscolare
superficiale, ma bensė č spinto nei vasi interni.

Č sopratutto nell'inverno che il vecchio deve usare a sč stesso tutti i
riguardi, perchč il freddo intenso č fatale a questa etā. I suoi piaceri
devono essere quelli del focolare, della lettura, della conversazione,
dei giuochi di famiglia che occupano e cacciano la noia.

Č nell'inverno poi che si gustano maggiormente i piaceri dell'amicizia,
perchč in questa stagione si stā lunghe ore coll'amico in conversazione.
Un vero amico non č mai abbastanza custodito. L'amicizia č un porto dove
si rifugia durante l'uragano, ove si felicita dopo il pericolo. Qual
maggior gioia di quella di rivedere dopo molto tempo l'intimo amico, al
quale si hanno mille cose da confidare, mille da sentire!

L'inverno č anche la stagione pių propizia ai pranzi, ai festini, ai
banchetti. In questa epoca l'appetito č in tutti sviluppato; lo stomaco
possiede maggior energia; le sue funzioni hanno luogo pių prontamente, e
puō quindi digerire pių presto una maggiore quantitā di alimenti che
nelle altre stagioni.

Č nell'inverno che si hanno le feste di Natale e quelle del primo giorno
dell'anno.

Quest'ultima in Francia č festeggiata da tutti, non solo dai bimbi che
desiderano i regali, ma anche dagli adulti, ai quali tornano gradite le
riunioni di famiglia.

Il carnevale viene poi a portare l'allegria ai giovani, e procurare loro
mille sorta di piaceri nei quali la folla delirante si getta a capo
fitto.

E quė termina l'opera, lo scopo della quale non solo era di accennare i
piaceri delle diverse stagioni, ma bensė di cercare di assegnar loro un
limite uniformandole alle norme dell'igiene. Dunque di nuovo
raccomandiamo ai nostri lettori di guardarsi dagli abusi delle cose
della vita, perchč, come abbiamo accennato in questo libro, possono
apportare gravi sconcerti, affezioni, malattie, infermitā e forse anche
la morte!


                                 FINE.






                               *INDICE*


                              CAPITOLO I.

Definizione del piacere


                              CAPITOLO II.

PARTE I. La giovinezza ed i suoi piaceri--Adolescenza--pubertā

 ŧ   II. I piaceri della giovinezza e loro igiene

 ŧ  III. Igiene alimentare della giovinezza


                              CAPITOLO III

PARTE I. Dell' amor fisico--Primi palpiti d'amore

 ŧ   II. Sensazione del coito

 ŧ  III. I due lati dell'amore

 ŧ   IV. Dell'amore e sua igiene morale


                             CAPITOLO IV.

Conseguenze d'una cattiva scelta--Racconto


                             CAPITOLO V.

PARTE I. Il matrimonio ed i suoi piaceri

 ŧ   II. I piaceri dell'amore materno e paterno


                             CAPITOLO VI.

PARTE I. Della procreazione--Norme igieniche

 ŧ   II. Pericoli che s'incontrano abbandonandosi ai piaceri d'amore


                             CAPITOLO VII.

PARTE I. Mali derivanti dai piaceri solitari

 ŧ   II. Mezzi per impedire i piaceri solitari

 ŧ  III  Mezzi per curare gli effetti dei piaceri solitari


                             CAPITOLO VIII

Della donna e dei piaceri che offre


                             CAPITOLO IX.

Delle aberrazioni o traviamenti d'amore

PARTE I. Satiriasi

 ŧ   II. Erotismo per soverchia continenza

 ŧ  III. Follia erotica

 ŧ   IV. Follia erotica intermittente--Racconto

 ŧ    V. Norme igieniche contro le aberrazioni dell'amor fisico


                              CAPITOLO X.

PARTE I. Igiene dei piaceri venerei

 ŧ   II.


                              CAPITOLO XI.

PARTE I. Etā  virile ed i suoi piaceri--Virilitā

 ŧ   II. Etā matura

 ŧ  III. Piaceri dell'etā matura

 ŧ   IV. Piaceri paterni e materni

 ŧ    V.


                             CAPITOLO XII.

Nubilitā--Etā matura


                             CAPITOLO XIII.

Igiene dell'etā matura


                             CAPITOLO XIV.

Prima vecchiaia


                             CAPITOLO XV.

Dell'erotismo nella vecchiaia


                             CAPITOLO XVI.

Prima vecchiaia, sue distrazioni e suoi piaceri


                             CAPITOLO XVII.

PARTE I. Seconda vecchiaia

 ŧ   II. Dell'abitudine e della noia nei vecchi

 ŧ  III. Decrepitezza


                            CAPITOLO XVIII.

Dei sensi

PARTE I. Piaceri dei sensi

 ŧ   II. Allucinazioni ed aberrazioni della vista

 ŧ  III. Igiene della vista


                             CAPITOLO XIX.

PARTE I. Dell'udito

 ŧ   II. Della musica sull'organismo umano

 ŧ  III. Allucinazioni dell'udito

 ŧ   IV. Igiene dell'udito


                             CAPITOLO XX.

PARTE I. Dell'odorato

 ŧ   II. Classificazione degli odori

 ŧ  III. Aberrazioni dell'odorato

 ŧ   IV. Igiene dell'odorato


                             CAPITOLO XXI.

PARTE I. Del gusto--Classificazione dei sapori

 ŧ   II. Aberrazioni del gusto

 ŧ  III. Igiene del gusto


                             CAPITOLO XXII.

PARTE I. Del tatto

 ŧ   II. Aberrazioni del tatto

 ŧ  III. Igiene del tatto


                            CAPITOLO XXIII.

Rapporti tra le quattro parti del giorno e le quattro stagioni--Loro
influenza sull'economia umana


                            CAPITOLO XXIV.

Dei piace riofferti dalle quattro stagioni

PARTE I. Dei piaceri in primavera

 ŧ   II. Dei piaceri in estate

 ŧ  III. Dei piaceri in autunno

 ŧ   IV. Dei piaceri in inverno









End of the Project Gutenberg EBook of Igiene dei piaceri secondo le etā, i
temperamenti e le stagioni, by Auguste Debay

*** END OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK IGIENE DEI PIACERI SECONDO ***

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including obsolete, old, middle-aged and new computers.  It exists
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Volunteers and financial support to provide volunteers with the
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Gutenberg Literary Archive Foundation was created to provide a secure
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To learn more about the Project Gutenberg Literary Archive Foundation
and how your efforts and donations can help, see Sections 3 and 4
and the Foundation web page at http://www.pglaf.org.


Section 3.  Information about the Project Gutenberg Literary Archive
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The Project Gutenberg Literary Archive Foundation is a non profit
501(c)(3) educational corporation organized under the laws of the
state of Mississippi and granted tax exempt status by the Internal
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Fairbanks, AK, 99712., but its volunteers and employees are scattered
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     Chief Executive and Director
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